Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
Santa Maria dell'Annunziata
Il convento domenicano di S. Maria dell'Annunziata fu fondato nel 1545 con breve di Paolo III(1). Nei censimenti cinquecenteschi è sempre annoverato tra i vicariati, (2).
Il 24 gennaio 1557 l'università di Francavilla deliberò di assegnare al convento quindici ducati l'anno «sustenimento di loro vitto et fabrica» (3).
Tanta generosità venne accolta dai frati, che, il 17 gennaio 1559, sottoscrissero, con i rappresentati della pubblica amministrazione, una convenzione che regolava il versamento del contributo e indicava i reciproci obblighi. Nel 1756, il sindaco Francesco Bretti confermò per parte dell'università la decisione presa due secoli prima(4).
Il convento fu gravemente danneggiato dal terremoto del 1638. Avviati i necessari lavori fu impegnata la somma di 50 ducati per riparare la chiesa, le celle e «il lastricato nuovo del chiostro»(5).
Nella relazione del 1650 inviata dai frati residenti nel convento alla Congregazione sullo Stato dei Regolari l’ubicazione e la chiesa sono descritti nei termini:
"Il sito di detto monasterio è nell'ultima parte del Borgo di detta Terra confinante con la via publica. II titolo della chiesa è della SS.a Nuntiata tiene nell'altare maggiore il SS.mo Sacramento [...], tiene un altare del Rosario con obligo di quattro messe la settimana, un altare di S. Giacinto con obligo di cinque messe la settimana, un altare della Natività di Nostro Signore con obligo di quattro messe la settimana, un altare di S. Maria della Neve con obligo di una messa la settimana, un altare di S. Simone e S. Nicola Tolentino con obligo di una messa la settimana"(6).
Nel 1652 si salvò dalla soppressione avendo mantenuto una comunità di sei frati.
Distrutto dal terremoto del 1783 la struttura conventuale è così descritta nelle Liste di Carico composte dai funzionari della Cassa Sacra:
"Dentro l'abitato stava la chiesa oggi diruta, il di cui suolo è di palmi cento e quattro per trenta, e la fabrica esistente ascende a canne quarantacinque, e quella del campanile a canne cinquantadue, e vi esiste un travo. Il convento si trova diruto con poche fabriche esistenti. L'ambito di detto convento è di palmi 126x116. La fabrica consiste in canne 155 ne' muri, altra fabrica inservibili e buona per pietra. Canne trenta i muri de' bassi. Vi sono anche due finestrini: l'uno de' quali con la grata di legno. Esistono ventiquattro travi del pavimento. Nel muro della facciata boreale vi sono canne sessanta di fabrica con una scala di pietre intagliate. Vi esistono cinque travi, scandali palmi 120x109, due porte una in un basso, che sporge nel chiostro, ed altra tolta da suo luogo. Nel dormitorio di ponente vi sono canne venti di fabrica, ed altre canne otto per uso di pietra, uno squarcio di volta ed una colonna inutili, sei travi, trenta palmi di scandali, una porta e la cisterna. Nel dormitorio di levante vi sono dieci canne di fabrica, e due canne altre per uso di pietra, e palmi ottanta di pietra intagliata."(7).
Sui ruderi del convento l’ingegnere Ermenegildo Sintes aveva elaborato un progetto di riedificazione della chiesa di S. Foca, successivamente abbandonato per realizzarlo sui bastioni del castello a seguito di una controversia insorta tra la popolazione (8).
Legata ai domenicani era la Confraternita del SS.mo Rosario, della quale «non si conosce l'epoca della sua origine, solo da vecchi registri rivelasi che esiste da circa quattro secoli», così il priore Pietro Grillo nel 1926(9). Lo statuto del sodalizio fu approvato dal re di Napoli nel 1756(10).
Il 23 marzo 1843 i responsabili della confraternita decisero la costruzione della chiesa del SS.mo Rosario. A tal fine fu stipulato un accordo tra Vincenzo Mannacio, «marito e amministratore delli beni di sua moglie [Maddalena Soderò] donataria del palazzo sito in prospetto di detta congregazione», e il primo assistente Vincenzo Ciliberti (il priore era Giuseppe Mannacio). La transazione definita il 23 dicembre 1843 impegnava la confraternita a costruire la chiesa entro cinque anni, a cedere alla controparte la fabrica del vecchio campanile attaccato al palazzo e di ricostruirlo unito al prospetto della chiesa, a provvedere all'incanalamento dell'acqua piovana, a pagare una penale di 250 ducati se l'opera non fosse stata realizzata entro i termini stabiliti. La famiglia Mannacio da parte sua s'obbligava a cedere il terreno necessario alla costruzione del nuovo campanile, se fosse stato innalzato dalla parte del «vaglio», e a contribuire alla realizzazione del progetto con un versamento di 20 ducati"(11).
La chiesa ad unica navata fu realizzata entro i termini previsti, come risulta da un'epigrafe, datata 1848, posta sull'arco di trionfo. Ha tre altari: S. Rocco di Montpelier (a sinistra per chi entra), S. Francesco di Paola e l'altare maggiore, in legno intagliato, con la statua della Vergine. Inoltre, nella sagrestia si conserva una tela d'autore ignoto raffigurante la Circoncisione(vedi foto), un altro dipinto con la Vergine del Rosario è andato distrutto. La confraternita cessò la sua attività intorno al 1930(12).
L'insediamento fu definitivamente soppresso nel 1809 e l’edificio fu acquistato dalla famiglia Sodero e poi nei 1838 passò alla famiglia Mannacio a seguito del matrimonio tra Maddalena Sodero e Vincenzo Mannacio .
Note:
1. S. L. Forte, Le provincie domenicane in Italia, La provincia di Calabria, in "Archivum Fratrum Praedicatorum", XXXIX, 1969, p. 522; F. Accetta, Insediamenti e strategie dell’Ordine domenicano in Calabria, in "Rivista Storica Calabrese", n.s., XXI, 2000, pp. 223-259.
2. C. Longo, I Domenicani di Calabria nel 1613, in "Archivum Fratrum Praedicatorum", LXI, 1991, p. 222; C. Longo, Conventi domenicani nella provincia di Vibo Valentia, in I beni culturali nel vibonese, convegno di Nicotera 1995, Vibo Valentia 1998, p. 160-161.
3. Archivio di Stato Lamezia Terme, notaio Giuseppe Costa, 31 luglio 1671. L'atto trascrive fedelmente alcuni documenti che erano conservati nell'archivio conventuale, tra cui l'assenso del vicerè Conte di Castrilli del 30 gennaio 1654 al versamento di 15 ducati annui.
4. ASC, CS, SE, 39/835/1788.
5. F.Accetta, Silloge documentaria, cit., p. 146.
6. Ibidem, p. 172.
7. Ibidem, p. 189.
8. F. Accetta, Francavilla Angitola. Ricerche e documenti, Comune di Francavilla, tipografia Mapograf, Vibo Valentia 1999, pp. 131-137.
9. F. Accetta, La confraternita e il monte del SS.mo Rosario a Francavilla Angitola, in Calabria Letteraria, XLI, gennaio-marzo 1993, pp28-30(guarda il link).
10. Ibidem.
11. F. Accetta, Francavilla Angitola, cit., p. 69.
12.F. Accetta, La confraternita, cit.
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