Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
Gusto piccante, sincero, verace,
rosso rubino, accendi la voglia di gusto sopraffino.
Palato esigente accoglie il suo gusto,
sprigionando voglie represse…
mmmh che piacere quel pizzicorino
che incendia le gote
e scioglie gli indugi alle tenere voglie.
James Joyce diceva parlando del peperoncino:
"Dio ha creato l'alimento, il diavolo il condimento".
Guardando il 14° dvd della collana “La grande storia dell'uomo” di Piero e Alberto Angela, edizione Rai-Trade, ho scoperto che al seguito di Cristoforo Colombo c’era anche, guarda un po’, insieme con un genovese e con un veneziano, un volontario calabrese soprannominato "el calabrés", sottolineo volontario perché la ciurma era costituita da condannati al carcere a vita.
Da quella spedizione, che doveva servire per trovare rotte più brevi per raggiungere le Indie e che in realtà portò alla scoperta delle Americhe, furono importati insieme a tanti prodotti anche le patate, i pomodori, le melanzane e i peperoncini. Chissà se "el calabrés" è stato il primo a portarli nella terra che oggi chiamiamo Calabria?
Quello che è certo è che Il peperoncino (Capsicum sp.) è una pianta originaria del continente americano e che dalla Spagna è arrivata e si è diffusa in Europa alcuni secoli fa e che in Italia lo si è cominciato a conoscere nel XVI° secolo.
Tutti gli ortaggi prima menzionati, compreso il peperoncino, hanno avuto una diffusione tale da caratterizzare la cucina di diverse realtà locali.
Il peperoncino, in particolare, credo che sia uno dei tratti identitari dal punto di vista culinario della Calabria.
Tommaso Campanella, teologo domenicano di origine calabrese, nel 1635 nella sua opera sulla salute “Medicinalium Iuxta Propria Principia” elenca le proprietà benefiche del peperoncino di Calabria, che in latino chiama "Piper rubrum indicum".
La diffusione del peperoncino fu tale che in brevissimo tempo divenne un importante prodotto alimentare e di scambio per le fasce meno abbienti della popolazione.
Va ricordato che l’aristocrazia e la nascente borghesia avevano l’opportunità di utilizzare molte spezie per condire o insaporire le loro ricche pietanze, con il peperoncino anche i contadini e le classi meno abbienti avevano trovato la loro spezia.
Per comprendere fino in fondo l’importanza del peperoncino in Calabria basta pensare che intorno alla fine dell’Ottocento era definito, secondo il giornalista e scrittore calabrese Vincenzo Paluda nella sua importante opera “Calabria prima e dopo l’Unità”, “il lardo della povera gente” per l’enorme consumo che se ne faceva nell’alimentazione nonché come merce di baratto (“il popolo non vede mai denaro: è pagato con fichi di scarto e peparoli”).
Altre testimonianze le troviamo nell’opera del prete calabrese Lorenzo Galasso “Arabi e beduini d’Italia” nella quale, oltre ad affermare che agli inizi del 1900 il peperoncino era considerato alimento fondamentale dell’intera Calabria, ci fa sapere che il pasto tipico degli abitanti di Mileto, consisteva in “pane nero e duro, erbe selvatiche, peperoni, cipolle, agli, che mangiano avidamente e sono fortunati quando ne hanno”.
Infine un’ultima testimonianza la troviamo in una nota di viaggio dello scrittore calabrese Corrado Alvaro, del 1958, con la quale ci documenta che in alcune zone della Calabria il peperoncino rappresentava l'unico condimento dei piatti poveri dei contadini e che nei mercati locali erano venduti “certi pesci colore acciaio conservati sotto una polvere di pepe rosso”.
Ogni qualvolta ho invitato a cena o a pranzo degli amici, tutti al momento dell’invito, conoscendo le mie origini calabresi, si raccomandavano di non usare, se era possibile, il peperoncino.
Il figlio di un mio carissimo amico in particolare, mi disse, che almeno il dolce non doveva essere piccante.
Questo per dire come è vissuta la nostra cucina, ma anche che il peperoncino fa parte dell’identità culturale e gastronomica della Calabria.
Il peperoncino, con il largo consumo che se ne fa nella nostra cucina e in molti prodotti tipici, caratterizza la nostra cultura culinaria e manda il messaggio che per noi calabresi più le pietanze sono piccanti più sono buone.
Nel tempo, i nostri contadini hanno saputo individuare i terreni migliori per coltivarlo e, grazie anche alle condizioni ambientali e atmosferiche tipiche del nostro territorio, il peperoncino calabrese raggiunge dei livelli di piccantezza paragonabili con altri prodotti tipici di altri continenti pur mantenendo un forte sapore.
Grazie alle suddette caratteristiche e ai benefici effetti curativi che nel tempo la scienza ha scoperto, in modo particolare per i disturbi cardiovascolari, il peperoncino calabrese è stato riconosciuto come prodotto tradizionale e tutelato dal marchio D.O.P..
Le proprietà salutari del peperoncino sono moltissime e non solo quelle di antidepressivo naturale; è considerato un ottimo digestivo capace di disinfettare l’intestino e migliorare l’elasticità delle arterie, grazie alle sue proprietà vasodilatatrici e antiossidanti.
Aldilà del folclore è bene ricordare e rilevare che questo prodotto ha una grande importanza per l’economia calabrese.
Ci sono molti modi per chiamarlo: piparieju, diavulicchiu, pipazza, pipi vruscienti ecc. ecc..
Questi, sono solo alcuni dei nomi, con cui i calabresi chiamano uno dei suoi prodotti più tipici e strettamente legato con la cultura locale.
Come si sa la Calabria è stata nei millenni terra di conquista di tantissimi popoli.
Tra questi ci sono stati anche i saraceni ai quali molto probabilmente dobbiamo la tradizione della coltivazione, dell’uso e della diffusione del peperoncino.
In pochissimi anni questo prodotto è diventato di uso comune e la sua diffusione è stata inarrestabile in tutta quell’area che oggi conosciamo come la terra di Calabria.
Il suo uso non si è limitato solo a insaporire i cibi ma anche per la conservazione del pesce e della carne.
Intorno al peperoncino si sono sviluppate nel tempo tante iniziative, la costituzione di un’accademia, musei e manifestazioni di carattere gastronomico e scientifico e anche tanti luoghi comuni.
Basta ricordare quelle di Diamante, che tra l’altro al peperoncino ha dedicato una statua, o i convegni a Vibo Valentia sulle capacità curative di questo prodotto.
Non esiste una cucina di calabresi, dovunque è dislocata nel mondo, dove non ci sono dei peperoncini, siano essi infilati nella tradizionale treccia, o conservati nell’olio, o chissà in quali altri mille modi conservati. In molte case sono tenuti a disposizione sulla tavola per chi ne vuole aggiungere liberamente in ogni piatto.
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