Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
Conclusi i riti religiosi della Santa Pasqua (l’ultima Cena il giovedì’, la predica con la chiamata di Maria e la relativa processione con la statua del Cristo nella bara e la statua della Madonna addolorata verso il Calvario il venerdì, la processione del sabato con i simboli della passione di Cristo, la Santa Messa di mezzanotte per la Resurrezione e a “Cumprunta” la domenica) si cominciava a pensare sul come recuperare il lungo periodo di digiuno che si era affrontato nel periodo della Quaresima.
In verità si cominciava già a rifocillarsi con un’ abbondante colazione a base di uova fritte e salsicce, seguita da “viscottini e tarallucci” e naturalmente da qualche bicchiere di vino, la domenica mattina prima di andare alla processione alla quale ci si portava dietro “a cuzzupa”.
Oggi si festeggia il lunedì la pasquetta, allora la festa era il martedì e si chiamava “u martingala”.
Il martedì di Galilea.
Probabilmente così chiamato perché legato all’episodio contenuto nel Vangelo (Matteo 28, 5-6-7) nel quale si racconta l’incontro di Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salomè con l’Angelo che annuncia la resurrezione e dice: “Egli non è qui, è risorto, … , Vi precede in Galilea: là voi lo vedrete…”.
Una festa molto attesa da noi ragazzi e perché no anche dai grandi. Una vera scialata alla quale pochi erano propensi a rinunciare.
Era una festa che si passava prevalentemente in campagna ed era un momento di ritrovo per le famiglie.
Appena arrivati in campagna si cominciava a darsi da fare per preparare il luogo dove poter ospitare tutti. Le nostre mamme cominciavano a stendere sul prato un’ampia tovaglia da tavola dai colori vivaci e cominciavano a predisporre per il pranzo.
Il prato era verde, con l’erba corta e in piena fase di fioritura con tante margheritine bianche e altri fiori tinti da mille colori che insieme ai piacevolissimi profumi creavano una atmosfera che solo la natura sa fare all’inizio della primavera.
Nel pranzo ovviamente non potevano mancare i “sazizzi”, che erano ancora freschi mentre c’era ancora da aspettare per “ i supprassati” , così come non poteva mancare l’altro piatto fondamentale per quell’occasione, la frittata.
Se le nostre mamme erano intente a preparare “la tavolata”, i nostri papà, nonostante la festa, ne approfittavano per fare qualche lavoretto che la terra richiedeva.
E noi ragazzi? Ma si che lo ricordate tutti!
Giocavamo con l’altalena!
Era questo il momento più bello per noi.
Il momento che aspettavamo con grande impazienza. Non smettevamo di fare chiasso finché qualche adulto non legava “u carricaturi” (grossa fune) al ramo dell’albero individuato per fare l’altalena.
Certo poi cominciavano le litigate su chi doveva spingere e su chi doveva stare sull’altalena, ma quella era un’altra cosa.
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