Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
Quella del “cumbitu e San Giuseppa” è una tradizione del mondo contadino le cui origini si perdono nella notte dei tempi e che, nonostante tutto, è riuscita ad arrivare fino a noi.
A volte. questa tradizione, la ritroviamo nei ricordi delle persone più anziane, altre volte perché periodicamente il “rito” è riproposto dai fedeli per grazia ricevuta o, semplicemente, da chi crede nella solidarietà e, questa tradizione, “u cumbitu”, ne è un valido esempio.
“U cumbitu” è una tradizione che sottolinea che esiste una comunità che non dimentica nessuno e, che seppur per un giorno all’anno, i credenti nel nome di San Giuseppe, altri in nome della solidarietà, si ritrovano tutti fianco a fianco.
La festa di San Giuseppe era molto attesa perché molti contadini e mendicanti, stante la situazione di miseria, potevano consumare un pasto caldo sostituendolo al loro abituale lesinare.
A offrirlo, “u cumbitu”, erano le famiglie che dovevano sciogliere un “ex-voto” o semplicemente come rito propiziatore per avere raccolti abbondanti.
Al “cumbitu”, un pasto di “ciciari e cannarozza” accompagnato da un pezzo di pane, erano chiamati a partecipare i poveri del paese e originariamente tre di questi impersonavano la Sacra Famiglia, cioè la Madonna, San Giuseppe e Gesù Bambino.
Il giorno della festa di San Giuseppe erano molti i mendicanti che giravano per le vie dei paesi e si fermavano, con il viso nascosto, per non essere riconosciuti, davanti alle case, dove si era preparato, secondo la tradizione, “u cumbitu”, per chiedere del cibo.
Questa tradizione che potrebbe apparire superata per le cambiate condizioni socio-economiche ha ancora oggi una importanza primaria sotto il profilo della solidarietà e storico-culturale.
Guardando a questa tradizione con gli occhi di oggi la cosa può addirittura far sorridere ma contestualizzata ha un grande valore religioso e sociale.
E’ tra l’altro uno di quei tratti identitari al quale una comunità non dovrebbe mai rinunciare o semplicemente attenuarne il valore e il significato, semmai trovare forme nuove per renderlo attuale e farlo rivivere in una società dove il consumismo la fa da padrone, ma contemporaneamente, tante persone vivono sempre più sole e, spesso, senza risorse.
Penso in modo particolare alle persone anziane, a quelle che sono rimaste vedove e che hanno i figli emigrati per motivi di lavoro in città del Nord-Italia o, più frequentemente, all’estero
Oggi, a differenza di qualche decina di anni fa, quasi tutte le famiglie hanno la possibilità di poter consumare un piatto di pasta calda e, perciò questa tradizione potrebbe apparire addirittura ridicola ma, condividere seduti tutti insieme intorno ad un tavolo queste usanze della nostra terra, rende più solide le nostre radici e rafforza il nostro senso di appartenenza.
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