Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
U sapuni e casa
L’uso del sapone da parte dell’uomo affonda le sue radici nei secoli e nella storia, tanto che, le prime tracce che in qualche modo ne testimoniano l’uso, risale al 2800 A.C. da parte dei babilonesi. Sono stati trovati infatti, in Mesopotamia, dei cilindri di terracotta contenenti delle sostanze simili al sapone.
Oltre a questi cilindri è stata rinvenuta, tra l’altro, una tavoletta con caratteri cuneiformi risalente al 2200 A.C. che ne descriveva la ricetta, in qualche modo la stessa che viene usata oggi.
L’altra civiltà di cui abbiamo testimonianze certe per la produzione e quindi l’uso del sapone è quella egizia.
In modo particolare, il papiro di Ebers (dal nome del suo acquirente europeo) databile alla XVIII dinastia egizia, più precisamente al regno di Amenhotep I (1550 A.C.) contiene informazioni sul fatto che gli antichi egiziani si lavassero con un simil-sapone ricavato combinando oli animali e vegetali con sali alcalini.
Ma gli inventori del moderno sapone, possiamo dirlo con certezza, sono stati gli arabi che non solo lo producevano utilizzando olio d'oliva o di timo, ma furono i primi ad aggiungere tra gli ingredienti la soda caustica.
Il sapone arabo, al pari di quello che oggi produce la moderna industria, era colorato e profumato ed era liquido o solido e addirittura esistevano delle varianti specifiche per la rasatura!
Solo nel XVI secolo la produzione di sapone raggiunge la Spagna per poi spostarsi verso la Francia e l'Italia.
Nonostante ciò, sono molte le città europee che si vantano di essere state le prime in Europa a dare origine alla produzione di sapone: Marsiglia, Savona, Gallipoli, Genova, Castiglia ecc.
Solo la possibilità di produrre soda caustica in grandi quantità, cosa che avvenne intorno al 1790 da parte del chimico francese Nicolas Leblanc, ha consentito di sviluppare la produzione industriale del sapone in Inghilterra da cui si diffuse nel resto del mondo.
L’industria oggi produce e reclamizza una enorme quantità di saponi che variano per tipo di utilizzo, colore e forme, per i profumi e le essenze in essi contenute oltre che per il loro stato (solido o liquido) ma, dalla se pur succinta e breve storia che ho sopra riportato, risulta inconfutabilmente che il sapone veniva prodotto da secoli con pochi e semplici ingredienti ricavati naturalmente in casa.
A Francavilla Angitola fare il sapone a casa era una tradizione molto radicata.
Anche mia madre, aiutata da mia nonna Barbara o da mia zia Anna, lo faceva utilizzando prodotti naturali come l’olio di oliva o lo strutto che si produceva dalla macellazione del maiale. L’olio utilizzato, spesso, era quello residuo della frittura, il quale era raccolto in appositi recipienti in attesa dell’utilizzo. Certo, sarebbe stato meglio usare quello non fritto, ma i tempi non lo consentivano. Non si potevano “sprecare” 10 litri di olio solo per fare il sapone. Basti pensare a tutte le credenze che c’erano intorno all’olio. Si diceva che far cadere l’olio significasse avere sette anni di guai. D’altronde con tutta la fatica che si doveva fare per ottenerlo …
La ricetta per fare il sapone era semplice e anche il tempo necessario per realizzarla era relativamente breve, ma quello che si otteneva, almeno per me, sapeva di magico.
Si mettevano dentro ‘a baganeja’ disposta sopra “u tripuodi” dieci litri di olio o dieci chilogrammi di grasso animale, quasi sempre di maiale, venti litri d’acqua e si portavano ad ebollizione. Poi si cominciavano ad aggiungere, lentamente e con molta attenzione, due chilogrammi di soda caustica e si lasciava bollire il tutto per almeno un’ora.
Trascorso questo tempo si spegneva il fuoco e si lasciava raffreddare.
Dopo poche ore il sapone era pronto per essere tagliato in tanti pezzi e conservato per il successivo uso.
La saponificazione casalinga permetteva di conservare nel prodotto finito la glicerina, che nasce come sottoprodotto, ma che tuttavia rende il sapone idratante e gentile con la pelle.
Quando si usavano i pannolini di stoffa spesso capitava che, lavandoli con i detersivi industriali, producevano degli arrossamenti sulla pelle dei bambini. Non era raro in quelle occasioni che i pediatri o i medici di famiglia consigliassero alle mamme di lavare quel tipo di biancheria con il sapone fatto in casa. Sarà un caso ma gli arrossamenti sparivano.
Infine vorrei ricordare che, con le quantità che sono state indicate e calcolando un uso giornaliero della famiglia per l’igiene personale o per fare eventualmente il bucato, il sapone così prodotto equivaleva alla quantità necessaria per circa due anni.
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