Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
Nel 1621 ai due conventi già esistenti, quello degli Agostiniani e quello dei Domenicani, s'aggiunse quello di S. Francesco dei pp. Riformati(1), del quale esistono cospicui e imponenti ruderi ad est dell'abitato. Al sostentamento dei frati contribuivano con elemosine e sussidi sia privati e devoti cittadini sia l'amministrazione civica di Francavilla. Nel bilancio comunale inserito nel catasto onciario del 1743 due voci di spesa riguardano il convento: «pietanza alli PP. Riformati, ducati 3 [...]; cera, incenso per la chiesa madre, convento di S. Francesco, per il sabato santo, ducati 6»(2).
Legati pii e donazioni private erano assegnati al convento per la celebrazione di messe pro anima. Ad esempio nel 1762 Caterina Vaianella gli assegnava un fondo di tre tomolate, arborato di «gelsi bianchi, ulivi, et altri arbori fruttiferi», per la celebrazione del funerale e, «con la rendita che avanza«, di alcune messe di suffragio presso l'altare maggiore e quello del Crocifisso; un altro legato di 10 ducati la Vaianella lo destinò «senza peso alcuno» alla cappella dell'Immacolata eretta nella medesima chiesa(3). Il citato documento è importante per un altro aspetto: consente di accertare il titolo di due dei tre altari elencati. Non è escluso, ma neanche certo che n'esistessero degli altri. Il dilemma non viene sciolto dalla descrizione della chiesa inserita nella Liste di Carico ed elaborata dagli incaricati della Cassa Sacra dopo il terremoto del 1783; sono indicate le dimensioni del manufatto, a navata unica di palmi 112 per 56 movimentata da arcate cieche, e alcune sue caratteristiche: il coro e la sagrestia a volta, l'altare maggiore in marmo con i «gradini di pietra rustica intagliata, che servono per detto altare e per base dell'arco maggiore [...] di pietra rustica intagliata«, annotazioni che in gran parte possono essere verificate visitando i ruderi del sacro edificio.
Nel chiostro del convento, trasformato in giardino e privo degli «archi di pietra intagliata«, sono conservate una fontana in tufo decorata con motivi floreali e una misura per il grano in pietra datata 1621. Circa il destino seguito dal patrimonio artistico e dagli arredi sacri del convento esiste una sola indicazione: la richiesta del parroco Raffaele Cambria e degli amministratori comunali di Filadelfia rivolta nel 1811 all'Intendente della Provincia al fine di ottenere «il coro, altarino di legname, Crocifisso, e sacri arredi« dei Riformati di Francavilla «per uso e commodo« della chiesa matrice di S. Barbara(4).
Il 1783, anno in cui occorse il terribile sisma che sconvolse la Calabria, rappresenta la parabola discendente per gli enti ecclesiastici di Francavilla. Ai danni materiali s'aggiunsero nei mesi successivi i provvedimenti emanati dal governo napoletano contro gli Ordini religiosi, che provocarono l'abbandono dei conventi, la dispersione e forse la distruzione del patrimonio artistico, degli archivi e biblioteche conservati nei vari luoghi pii. I religiosi rientrarono nelle rispettive case verso la fine del secolo XVIII, ma nel 1809, per la nota legislazione del Murat, furono di nuovi espulsi.
A seguito del concordato del 1818 tra la Santa Sede e il Regno di Napoli, il convento di S. Maria della Croce fu ripristinato l'11 giugno 1820, con una rendita di 1221 e 21 grana(5). Per le precarie condizioni statico-funzionali dell'edificio le autorità pubbliche di Filadelfia chiesero ai competenti organi di governo che ai frati fosse concessa la possibilità di trasferirsi in un locale messo a loro disposizione nel centro abitato(6).
Al trasferimento si oppose il comune di Francavilla, perché in quella comunità da secoli gli agostiniani svolgevano l'attività di apostolato. La polemica, che ebbe sviluppi violenti, si concluse quando l'Alta Commissione per il Concordato decise, il 24 maggio 1821, il trasferimento dei frati a Monteleone nel «locale una volta delle monache di S.Chiara« (7).
Nello stesso periodo venne tentato di ripristinare il convento dei francescani. Infatti, il sindaco Domenico Gulli e il primo eletto Giuseppe Bruni sottoscrissero una petizione in cui si sottolineava l'utilità e l'opportunità di far rientrare i francescani che curavano le istanze spirituali della popolazione locale e dei centri vicini, e si dedicavano all'assistenza dei poveri e degli emarginati(8). Purtroppo l'iniziativa non ebbe un risvolto positivo. Il complesso conventuale fu successivamente venduto a privati.
Note
1 V. F. Luzzi, cit.
2 ASN, Catasti Onciari, voll. 6863-6867.
3 ASLT, notaio Antonio Cauzzi, 6 giugno 1762, testamento di Caterina Vaianella.
4 ASC, intendenza, conventi soppressi. La supplica è così concepita:
«Eccellenza, il sindaco, decurioni, e parroco della Comune di Filadelfia con umil supplica v'espone, o Signore, come questa Chiesa Arcipretale di S. Barbara è affatto sprovvista di sacri arredi. Ora hanno preinteso d'esser stato soppresso il Conventino de' Riformati di Francavilla, perciò vi priegano, ch'il coro, altarino di legname, crocifisso e sacri arredi, si consegnassero per uso e commodo della suddetta Matrice; e tanto maggiormente si lusingano gli oratori, che la vostra Eccellenza provederà la sudetta Chiesa, ch'a petizione di quest'arciprete S. M. D. G., s'è benignato far intendere a codesta intendenza di provvedere la sua Chiesa Arcipretale d'un organo, e sacri arredi. E il tutto l'avranno come da Dio. Paolo Stillitano, primo eletto in mancanza del sindaco, Apostoliti decurione, Francesco Antonio Rondinelli decurione, Vincenzo Bilotta decurione, Domenico Serrao decurione, Tomaso Giampà decurione, segno di croce di Tomaso de Cicco decurione, Notar Carchedi Vincenzo decurione segretario, Raffaele arciprete Cambria«.
5 C. Testa, Ricerche sulla restaurazione dell'Ordine agostiniano ne! Regno di Napoli, in «Analecta Augustiniana«. IXL, 1979, p. 222.
6 Ivi.
7 Ivi.
8 ASC, Intendenza, conventi soppressi. La petizione delle autorità comunali è del tenore:
«II sindaco e corpo dello stato civile di Francavilla supplichevoli rassegnano all'E.V. ch'eglino preinteso di aver la Maestà del Sovrano D. G. ordinato che i monasteri de' mendicanti questanti rimanessero aboliti, colla spiega e condizione, nò di meno, che quante volte le comuni, ed i vescovi de' luoghi li volessero ne dovessero avanzare alla Maestà del Sovrano le di loro suppliche e chiederne la esistenza di detti monasteri, come utili alla popolazione. Ciò posto nella comune sudetta di Francavilla ritrovasi un Monistero de' PP. Riformati. Quale Monistero reca molto utile alle tre vicine popolazioni di Filadelfia, Polia, no che a questa di Francavilla per l'amministrazione de' Sacramenti, che continuamente si fa dai PP. ch'esistono in detto luogo, no che per l'assidue sacre funzioni. All'incontro detta comunità arreca poco, o nulla d'incomodo alle tre popolazioni, poiché colle loro giornaliere fatiche si procacciano il vitto, e di rado escono alla questua. Si dee agiungere a tutto ciò, che ritrovansi detto Monistero sopra una eminenza di ottimissima aria, serve esso di continuo alle sudette popolazioni per un abitato di mutazione d'area per gli infermi, è per questo lato si retrae un utile grandissimo. Attente le sopra utili qualità che si traggono dalla esistenza di detto Monisterio, supplichiamo l'E.V. aver presenti le medesime suppliche venendosi ordinato [...] acciò il detto luogo pio non fosse abolito, ma che rimanesse nel medesimo piede; essendo questo comune piacere della sopradetta comune, non che di Filadelfia, e di Polia ancora, e l'avranno a grazia dell'E.V. come dal cielo.
Domenico Gulli sindaco, Giuseppe Bruni primo eletto di polizia
Testo Tratto da: Francavilla Angitola, Ricerche e Documenti, Comune di Francavilla Angitola, tipografia Mapograf, Vibo Valentia 1999.
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