Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
documento fornito da:
Vincenzo Ruperto
E’ ormai un intiero lustro, che la vendicatrice mano di Dio difendendo i diritti suoi contro le malvagge creature guardando con occhio bieco, e da sdegnato artefice supremo quest’orbe terraqueo, per terrore e spavento lo fè tutto dai suoi cardini tremare, che rovesciando impietosamente sul suolo città, torri, castella, edificj, si videro i disgraziati mortali(ahi crudele disavventura!) pria sepolti che trapassati.
Il miserabile avanzo degli orrendi flagelli timido, e pauroso per la sanguinosa in’aspettata tragedia bramava più tosto abitare negli antri tra’ fiere, che veder di nuovo quell’esacrando abominevole terreno d’umano sangue bagnato, che fin le micidiali pietre cruentate si videro.
Si cercò in quei calamitosi tempi proporzionato riparo alla meschina vita per evitare i maggiori pericoli dell’inesorabil morte, che con adunca tagliente falce si vedea camminare per le strade, e fu universal cura rinvenirsi un luogo, che fusse a’ posteri meno soggetto alle future disgrazie ed esterminj, e di comune consenso si scelse da’ naturali di Francavilla la bella pianura dello Ziopà, luogo atto, e proprio per lo comune comodo e vantaggio dei naturali.
Furono solennizzate le cerimonie con pubblico colloquio, e senza contradizione veruna unanimemente si decantò tal luogo, sì per lo sito, come umbelico del territorio, sì per li vantaggi della popolazione come vicina alla coltura de’ terreni, sì ancora per l’innumerabili comodi, come che gode d’una Regia strada per dove passando una intera Provincia, aumentando il commercio cresce a’ misura la ricchezza de’ cittadini.
Esaminate intanto tali favorevoli circostanze, con la rivista di più reggi ingegneri, fu stabilito con Real Diploma a’ 5 Luglio del 1783 il luogo Ziopà per Nuova Francavilla , qual Sovrana determinazione ricevuta e con universal applauso, si fecero i rendimenti di grazie al Signor Dio dator d’ogni bene, ed al nostro invitto benefico Sovrano , che si benignarono farci godere un tanto sospirato felice luogo: ed ecco in un momento situata la Parrocchial Chiesa col respettivo Parroco, e i naturali tutti anelanti vi accorsero tutti con indicibil contento ad abitarlo.
Quand’ecco in un baleno mutato cielo, e la serenità dell’aria di folti tempestosi nebbi oscurata, li privò della cara luce del sole, ed in Eterno buio disgraziatamente condannati, altro non aspettavano che tempeste, e rovine.
Non mancarono a tante disgrazie le convicine popolazioni di seminar zizzanie tra’ cittadini, e si radicarono sì altamente, che non si trovò maniera a’ potersino estirpare, effetto dell’invidia per la felice sorte che incontrò Francavilla di abitare quell’invidiato luogo; per cui si cominciò da’ dissidenti a cantar la palinodia, ed eccitare maligno spirito di partito, e sterminatrice del pubblico bene.
Languiscono intanto i meschini abitatori di quel disavventurato luogo dello Ziopà bersagliati e confusi da’ loro nemici, e pagano il fio della loro fedeltà, che altro reato imputare non si puote che essere stati fedeli osservatori de’ reali supremi comandi; si lamentano tuttavolta con caldi sospiri e dirotte lacrime, e rinfacciano a’ traditori, con testificare al Cielo, ed al mondo tutto i tradimenti sofferti , e se l’umana giustizia sostiene di vendicare i torti loro, n’appellano alla giustizia del sommo Dio, e ne implorano la dovuta vendetta, che deplorabil cosa ella è, dopo essere dedotti e rimasti in esso per le sofferte cose si situarsino dove i Regi Ministri forzosamente precettavano, rimaner solitarj, e senza speranza alcuna di trovare riparo alle loro miserie. Qui sì, si potrebbe dire:
Quis talia fando Mjrmidonum, Dolopumve, aut duri miles Ulissi temperet a lacrimis?(1)
Non si fa come si vede ora il disavventurato vecchio Ziopà risvegliato dal suo letargo dove miseramente giacèa per manifestare, ed esporre le sue pretenzioni, e per difendere i lunga suoi diritti, e propulsare da sé le ingiurie addossategli nel supremo Tribunale delle Reali finanze, e sonnacchioso risponde che per li dritti si rimette alle Leggi (se pure in tempi così deplorabili hanno forza e rigore di difenderlo, e garantirlo dalle oppressioni), e per le ingiurie ne sostiene difesa con addurre le seguenti raggioni che innocente, esaminate lo rendono e da ogni supposto reato lo assolvano.
Si formò processo contro il Vecchio Ziopà, che mal governa i suoi figli e nepoti, e che fa respirar loro un’aria infetta, e pregiudicievole all’umana salute.
A chi sì brutalmente gl’incolpa, gli darei in sul m…(muso) con riverenza un nego suppositamente, né saprei se la sana fisica gli somministrarebbe ragioni bastanti, e convincenti a difender l’assunto. E mi esprimo.
E’ comun parere dei fisici tutti, che l’aere altro non è che una sostanza fluida, ed invisibile, che circonda la terra da tutti i lati, che contiene vapori, nuvole ed altre meteore, e ch’è respirata da tutti i corpi viventi. Tutto poi questo corpo d’aria chiamasi atmosfera.
Noi, come gli altri animali tutti per vivere abbiam bisogno di respirare quest’aria; per cui il Grande Divino Artefice la formò interminabile d’estenzione, a’ciocchè ogni vivente se ne servisse al pari del bisogno. Viene quest’aria impregnata da vapori ed esalazioni, che tutto giorno attraiscono i raggi del sole da’ luoghi umidi e paludosi, quali vapori per l’azione del sole, e per la leggerezza, e sottilità d’essi sollevati, van nuotando per l’atmosfera. I venti che spirano, agitano, e menano a’ lor piacere i sollevati vapori, per cui la salubrità dell’aria dipende inevitabilmente da’ venti governatori del luogo che da qualunque altro motivo, giacchè l’aria di prima sua origine uscì dalla mano di Dio buona e a perfezione, quindi l’aria è buona e mala relativamente, e non ab-salute.
Dovendosi dunque discorrere della qualità dell’aria che governa la nuova Francavilla, è la Terra diruta non dovendosi tradire la verità, che tradita disonora gli uomini sensati, egli è certo che la natura naturante (che altro non è che Dio) si compiacque prodigamente dotare detto luogo dello Ziopà di tutte le belle prerogative che concorrono debbono a formare un Paradiso di delizie, per cui si potrebbe cantare senza rossore, come nell’isola di Zeilan,(2) con fiori eterni, eterno il frutto dura, e mentre spunta l’un l’altro matura.(3)
Ed invero se si considera con occhio fisico senza vetri colorati che sono le nostre passioni disturbatrici, qual motivo, qual ragione, qual causa muove gli accusatori ad infamar quel luogo d’un neo di difetto, se la natura l’ha sì distintamente segnalato?.
Gode egli d’una amenissima piacevol pianura con un bel declivio, ò sia piano inclinato a scorrer giù felicemente le acque del Cielo: il terreno è di sua natura araticcio, e petroso senza ombra, ò sospetto di ristagno d’acqua producenti umidità ; le due vallette che lo circondano non contengono affatto paludi e terreni pantanosi, ma sono irrigate da due rapidi argentei fiumi, che sollevano nell’estiva stagione zaffiri così soavi , che ardirebbesi dire che imbalsamano le visceri di quei felici abitatori; viene coronata da esquisitissime e salutifere acque per comodo di fontane, dalle quali quattro esposte sono a tramontana, per cui ne ricevono impressioni pure e scevre d’ogni cattivo vapore, emananti da quattro ben grandi pietrose sorgive, oltre di quelle che mi si potrebbe opporre da Levante, e Sirocco; tiene un ampio spaziosissimo orizzonte per cui il pianeto maggiore lo governa dal suo nascere, sino al suo tramontare, e la superba gioconda veduta del mare non lungi più di tre miglia favorisce que’ abitatori del vento Favonio, che refrigera e recrea chiunque lo respira.
Ma poichè si sostiene per indubitato che l’aria cattiva vien piuttosto cagionata da’ venti governatori de’ luoghi che da altra cagione, perché sono essi che respingono i vapori ed esalazioni dall’azione solare in suso attratti e sollevati e che i venti acquistano per necessità quella qualità buona, ò cattiva, secondo sono i luoghi per dove fanno il passaggio, si osservi se si dice il vero.
Qual’altra ragione si può addurre e chiarificare, che i venti marittimi sono caldi nell’inverno, e freschi nell’estate, e i venti che da’monti si precipitano, e per vaste continenze di terra fanno il passaggio sono caldi nell’estate, e freschi nell’inverno?.
Questa è e non altra è la ragione: che l’inverno incrostando per l’acque continue la superficie della Terra, il fuoco elementare che è nelle viscere di essa racchiuso non ha si franco il passaggio a saltar fuori, per cui le acque del pelago che tra le viscere della Terra sono ristrette, si riscaldano anch’esse dal racchiuso fuoco, e i venti che per il regno di Nettuno fanno passaggio si vestono di quella qualità che gli somministrano l’acque per dove passano. E all’opposto quei venti che passano pinose alpestri montagne di bianche nevi onuste, acquistano quei gradi di freddo che le nevi loro somministrano.
Così sullo stesso piede raziocinando bisogna dirsi che nell’esta’ il vento Ponente, e Maestro, passando per le fresche acque salse si imbevi di que’ salubri innocenti vapori, che dall’acqua risultano, e per l’opposto dannasi relativamente a’ popoli occidentali si giudicano, e pregiudizievoli all’umana salute, Mezzogiorno, Sirocco, Levante, e Greco Levante, perché passano per luoghi secchi e perciò emananti cattivi vapori e dannose esalazioni, dal chè si deduce ciò che si volea provare, che l’aria buona ò cattiva si dee dire rispetto alla situazione de’ luoghi e secondo i venti che dominano la situazione. Or se tanto è vero, la pianura dello Ziopà non può in verun conto esser offesa dalla malvagità de’ vapori che vengono respinti da’ venti, giacchè il suo sito è settentrionale più tosto che orientale, e come che si ritrova situata su d’un bel rialto a prospetto del vicino mare mediterraneo, così gode nella stagione estiva del continuo favore di due piacevolissimi venti Ponente e Maestro.
Non si giudica bisognevole qui stimare se nella stagione Jemale si possa avere cattività o bontà d’aria, giacchè que’ luoghi che per disgrazia soffrono l’està gl’incomodi dell’aere impuro, sono nell’inverno mirabilmente vantaggiosi: ciocchè anche i bisogni di fisica il discernano.
Si riduce dunque ad esaminare, se nell’esta’ la nuova situazione dello Ziopà patisce impurità d’aria.
Si sente dare l’armi senza Minerva, dire che le esalazioni del fiume Angitola sono assai pregiudizievoli a’ nuovi abitanti, ma si vorrebbe dir loro: studiaste voi il gran libro dei perché?.
Giacchè siccome nihil fit sine ratione sufficiente; così nihil evenit sine ratione sufficiente(4); e che sia falsa la lor asserzione possa considerare la situazione del luogo per buttare a terra ogni loro sofismo: si ritrova situato tra il vento Maestro, tra il vento Ponente, e il fiume Angitola, come si puote osservare dalla carta di descrizione.
Il fiume Angitola è distante dalla nuova situazione verso il Sirocco due miglia avanzanti; li vapori che si sollevano da detto fiume, come che scorre per una profondissima valle, dove che non si alzano mai a’ parallelo del piano dello Ziopà, il vento Maestro che per linea retta si oppone al Sirocco, come che domina detto Luogo respinge i vapori verso Sirocco, quali non possono nuocere alla surriferita situazione, come media tra Maestro e fiume; e allorchè tira Ponente s’imbocca per quella valle del fiume che ha la comunicazione sino sotto alla Terra diruta, e porta que’ vapori ad essere respirati dagli abitatori della Terra diruta, come ereditari di quella popolazione; né vapori giungerebbero da tanta distanza ad infettare il luogo Ziopà, per quella ragione stessa che il sig. Cirillo a favore della Terra di S. Vittore , per le risiere di quei luoghi.(5)
Né vale il parallelo che pretendono con Montesoro, giacchè quella Terra quantunque situata su d’una mediocremente alta collina, viene però circondata da fiume, ed immensi ristagni causati dal fiume Amato, che nell’inverno dilatando i suoi confini, giunge fin sotto detto luogo di Montesoro; quando lo Ziopà non ha circonvicine paludi o ristagni d’acque prodotte da verun fiume, che lo possano pregiudicare.
Ma finalmente qual maggior pruova della confessione degli avversarj?. Non furon essi quei signori Fisici che con giurata fede richiesta da S.E. Intendente Generale Pignatelli accertàro che la diruta Terra contiene un’aria impura e pestifera per sua natura, maggiormente per le rovine degli edificj mediante le calcinate pietre, e le ristagnate acque nei luoghi abbandonati, cagione di morbi epidemici e desolatrice di molti paesi.
E tale era invero la verità, dapoichè la diruta Terra è situata su d’un dorso d’asino; la maggior parte tra crete e buona parte tra paludi, come si deduce da tanti pozzi sorgivi che vi esistono; viene circondata da due ben profonde valli piene di luoghi pantanosi, che sono per comodo di ortolizj, e buona porzione sono canneti dove l’esta’ l’acqua che ristagna per non aver veruno scolo produce aria così pesante, ed umida, che que’ miseri abitatori continuamente sparsi si vedono dall’acqua di Lete, che li chiama ad un profondo insaziabil sonno,cagione di morbi ostruenti le visceri e di idropesie; a qual’effetto molti marcendo nell’ozio per l’impotenza fisica si vede da giorno in giorno depauperata quella disgraziata parte, né sono esenti di morbi epidemici ed endemici, qua’ morbi non si vedono regnar nella nuova situazione come si potrebbe dagli stessi avversari con giuramenti attestare. Si tralascia che il suolo è fallente per l’aperture accagionate dagli urti terribilissimi dei tremuoti, e cavità sotterrane, che moltissime case sono piantate nelle crete, per cui d’inverno si privano di commercio tra convicini, ciò che fa scandalosa impressione che il povero Parroco fu costretto apportare il viatico a’ moribondi su d’un miserabil asinello come se di nuovo entrasse il Salvatore in Gerusalemme; per non rimanere piantato ed impastato tra quelle liquefatte crete.
Si direbbe di più, ma non si vuol dare a’ potere sospettare che si parli per doglia, dico per fine, che si vorrebbe delucidare meglio la faccenda col favore del barometro si osserverebbe la distinzione dell’aria che governo lo Ziopà, e la Terra diruta quanto sia elastica l’aria della nuova situazione, e leggiera, e quanto crassa quella della vecchia Francavilla. Tali razzioni si fanno principalmente ad uomini, come suol dirsi naris emunctae,(6) carenti d’ogni passione che possa difformare e mutare l’aspetto della verità, volto venerando, che non merita essere tradito, volto che beava Socrate, e bear deve tutti i filosofi, e non alle brigate goffe, agli animali che colla vista non possano gli occhiali.
Siegue la situazione.
Dottor Fisico Nicola Parisi Terra di Ziopà.
1) Quale soldato dei Mirmidoni o dei Dolopi o del crudele Ulisse raccontando tali cose si tratterebbe dalla lacrime? - Virgilio - Eneide libro II.
2) Isola di Zeilan - Marco Polo - Il Milione cap. XXII
3) Torquato Tasso - Gerusalemme Liberata - Canto XVI°
4) Nulla esiste o avviene senza una ragione sufficiente.
Trattasi del principio di ragion sufficiente che animò il pensiero filosofico del ‘700, specialmente con G.W.Leibniz (1646-1716).
5) Trattasi di Nicolò Cirillo(1766-1736), famoso professore di medicina presso l’Università di Napoli. Il Cirillo compose un trattato di medicina studiato non solo presso l’Università di Napoli, ma nelle più importanti università europee. Nei suoi trattati aveva scritto una relazione riguardante le risiere di S. Vittore ( allora prov. di Caserta), al fine di stabilire se queste fossero state la causa della nocività dell’aria respirata dagli abitanti dei paesi vicini.
Era zio di Domenico Cirillo, anch’esso professore di medicina presso l’Università di Napoli e grande patriota. I dottori fisici di Francavilla che avevano studiato presso l’università di Napoli dal 1700 al 1783 ebbero come professori di medicina Nicolò Cirillo, il suo allievo e successore alla cattedra di medicina Francesco Serao, e lo stesso Domenico Cirillo.
6) Con le narici libere dal muco, quindi di buon fiuto. Espressione usata da Orazio nei confronti del poeta Lucilio. - Orazio- Satire
© Francavilla Angitola - Storia Ricordi Cultura Religione