Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
La chiesa di S. Foca Martire in Francavilla Angitola fu costruita nel medioevo e fu ubicata vicino al locale castello.
È memoria che in essa fino al XVII secolo si conservasse una tavola raffigurante S. Foca dipinta nel 1118(1).
Fu l’unica chiesa parrocchiale del paese, guidata originariamente da tre rettori, poi ridotti a due, fino al 1763 anno in cui il vescovo di Mileto, per evitare i frequenti litigi tra i due parroci, assegnò al più anziano (D. Domenico Antonio Fiorillo) la chiesa di S. Foca, e al più giovane (D. Gregorio Accetta) la chiesa di S. Maria delle Grazie (Sententia Divisionis 10 marzo 1763)(2). Il terremoto del 1783, che per i gravissimi danni provocati venne definito flagellum, colpì Francavilla e distrusse la chiesa parrocchiale di S. Foca Martire.
I Cittadini, il Sindaco Giacinto Cauzzi, l’Arciprete D. Guglielmo Maria Caraffa inviarono, allora, suppliche al Re affinchè fosse ricostruita la chiesa di S. Foca(3).
Queste petizioni furono accolte favorevolmente; infatti il 23 agosto 1794(4) la Suprema Giunta di Corrispondenza ordinava alla Cassa Sacra di inviare un tecnico per il sopralluogo e, quindi, di elaborare il progetto con la relativa perizia. Proposto a tale compito fu l’ingegnere Ermenegildo Sintes, il quale, nella perizia datata Catanzaro 6 dicembre 1794(5), escluse due dei tre luoghi prescelti e ritenuti adatti dalla popolazione alla riedificazione della nuova chiesa parrocchiale e precisamente: il luogo in cui sorgeva l’antica chiesa (attuale Piazza Marconi) in quanto non riusciva a soddisfare l’esigenza di una chiesa ampia essendo la sua area di palmi 82x25 e perché la natura del luogo non permetteva che fosse ampliata; « sarebbero state, infatti, necessarie altissime mura laterali prese dal basso con somma ed esorbitante spesa»; il secondo luogo ritenuto inadatto era quello dove era stata costruita la chiesa baracca perché « dovendosi principiare da nuovi e profondi pedamenti che dovrebbero ascendere a grossa somma di più migliara de’ ducati ». Il luogo ritenuto dal Sintes idoneo alla riedificazione di una chiesa che avesse tutti i requisiti richiesti dalla popolazione (« ampia e commoda ») e con una spesa non esorbitante era l’antica chiesa con annesso vaglio del Convento dei Padri Domenicani (attuale palazzo Mannacio) « trovandosi questo luogo in piano ed in mezzo al paese commodo a tutta la popolazione». Il progetto prevedeva una chiesa a croce greca di estensione palmi 330x45 con cupola centrale, con due stanze ai lati del presbiterio, con due entrate laterali e una centrale per una spesa complessiva di 2026:02 ducati.
Il progetto venne approvato dal Re come risulta da una lettera, datata Napoli 24 gennaio 1795, inviata da Ferdinando Corradini alla Cassa Sacra di Catanzaro(6).
In seguito all’approvazione regia i Deputati(7) per la ricostruzione della chiesa di S. Foca: il Sindaco Nicola Bonelli, l’Arciprete D. Guglielmo M. Caraffa, Vincenzo Solari e Giuseppe Bonelli si impegnarono con atto pubblico, stipulato dal notaio Foca Costa il 13 luglio 17958, a costruire la chiesa e consegnarla entro due anni « dalla prima liberazione ». La Cassa Sacra, da parte sua, si impegnava, come risulta da una lettera datata 10 luglio 1795, a versare la somma per la realizzazione dell’opera in quattro « tande »: le prime tre di 600 ducati e l’ultima di 226:02 ducati.
Tutto, quindi, era stato predisposto per la riedificazione della chiesa arcipretale di S. Foca M. in un luogo che rispondeva in maniera più esauriente degli altri alle esigenze della popolazione « quando ecco mutato cielo, e la serenità dell’aria di folti e tempestosi nebbi oscurata, ci privò della cara luce del sole... »; infatti alcuni cittadini « figliani della Parrocchia di S. Maria delle Grazie » si opposero energicamente alla realizzazione di tale progetto sostenendo la tesi per la riedificazione dell’antica chiesa di S. Foca trovandosi questa in una posizione centrale e comoda a tutta la popolazione e non a « pochi individui » rispetto al Convento dei P.P. Domenicani posto in un luogo « lontanissimo ».
Certamente questa istanza avrà avuto il suo peso se venne abbandonato il progetto di riedificazione del Convento dei Domenicani, ma nello scegliere il nuovo luogo per la riedificazione della chiesa di S. Foca ci si orientò in una via di mezzo tra il convento e l’antica chiesa, si scelsero, cioè, i bastioni del castello. La ricostruzione questa volta andò in porto; infatti iniziò nel 1797 e si concluse nel primo decennio dell’800.
Nella fabbrica della nuova chiesa di S. Foca venne inclusa, oltre ai bastioni del castello, la casa di Geniale Varano come risulta da una lettera, datata Pizzo 3 giugno 1797, inviata da Diego Somalo « Sopraintendente alla fabbrica» ai Deputati(9). L’atto di vendita venne rogato dal notaio Foca Costa il 15 giugno 1797 il quale, dopo una descrizione sommaria della posizione della casa specificò la sua destinazione: « dovendosi in detta casa piantare porzione del frontespizio di detta chiesa, e finalmente la spiconiera dalla parte di ponente ». Venne inclusa anche una grotta, proprietà di Francesco Parisi « Giudice a Contratti », acquistata dai Deputati con atto notarile del notaio Foca Costa stipulato il 15 marzo 1797 in seguito all’approvazione di Diego Somalo del 13 marzo 1797. Il progetto originario del Sintes venne adattato ad una nuova situazione orografica diversa da quella del luogo per il quale era stato elaborato e quindi subì delle modifiche:
1) la diversa impostazione della pianta prevista a croce greca e realizzata a croce latina;
2) la mancata realizzazione delle due stanze adiacenti al presbiterio.
I lavori di costruzione terminarono nel 1806, ma ancora la chiesa non aveva assunto quell’aspetto architettonico ed artistico che si può oggi ammirare. Infatti si dovrà attendere il 1847 per dare inizio ai lavori di decorazione.
Il 10 gennaio 1847 venne stipulato il contratto di appalto per la decorazione della chiesa di S. Foca tra i Procuratori Parrocchiali: Vincenzo Solari, Vincenzo Servello e Domenico Servello e i fratelli Basilio e Giuseppe Riga da Pizzo per la somma di 400 ducati da versare in rate separate(10).
I fratelli Riga si impegnavano a consegnare la chiesa completamente decorata entro il dicembre 1850 eccetto l’altare maggiore, la crociera e le due cappelle allora esistenti «nei cappelloni laterali della crociera, uno sotto il titolo del Crocifisso e l’altro sotto il titolo del Santissimo Cuore di Gesù »(11) la cui consegna doveva avvenire entro il dicembre 1848, data rispettata come risulta da alcune scritte poste all’interno della chiesa(12).
Nasce così l’attuale monumentale chiesa dedicata al Santo Patrono S. Foca Martire. La facciata di gusto noclassico, assieme a tutto il corpo della chiesa, si inserisce con maestosità nel contesto urbano del centro storico. L’interno è diviso in tre navate separate da pilastri, decorati da semicolonne composite, che reggono arcate a tutto sesto. Lungo la navata centrale, all’altezza tra la seconda e la terza arcata (a destra per chi entra), vi è un pulpito in marmo policromo sorretto da quattro colonne di ordine corinzio. Il soffitto in legno è a volta con al centro una tela raffigurante il martirio di S. Foca. Lungo la navata destra troviamo l’altare di S. Antonio ius patronatus di Giuseppe Bivona(13).
Lungo la navata sinistra, in ordine di successione troviamo: il fonte battesimale in pietra, sorretto da un capitello di ordine composito; l’altare della Madonna Addolorata la cui statua in legno è opera dello scultore Giacinto Vincenzo Mussener di Ortosei (Bolzano); la tomba di Maria Concetta Mannacio(14); l’altare del Purgatorio, dove è conservata una tela raffigurante una Pietà di autore ignoto(15).
Il transetto è coperto da una cupola e sui pennacchi sono rappresentati, in altorilievo, i Quattro Evangelisti. Sul lato destro del transetto troviamo l’altare del Cristo Morto, volgarmente detto « U’ Signuri d’a Curuneja », la cui statua proviene dal Convento dei P.P. Riformati di S. Francesco; sul lato sinistro è l’altare dell’Immacolata.
L’abside è semicircolare, coperta da catino, con al centro la nicchia in cui è riposta la statua di S. Foca scolpita in Roma su commissione del Padre Agostiniano Sempliciano Cilurso nel 1663 « Pari a quella che eravi nella chiesa di S. Marcellino »(16).
La statua fino al 1685 venne conservata dal Monastero di S. Maria della Croce dei P.P. Agostiniani. Il sindaco in occasione della festa la richiedeva al Priore impegnandosi di restituirla il dì seguente, poi venne concessa definitivamente al paese.
Note:
1) Gustavo Valente: Dizionario dei luoghi della Calabria ed. Frama Sud.
2) Vincenzo Luzzi: Le Memorie di Uriele Maria Napolione, La Ruffa Ed. 1984; Platea chiesa di S. Maria delle Grazie ASC.
3) Atti relativi alla riedificazione della Chiesa Madre di Francavate ASC
4)« Gli amministratori ed arciprete della terra di Francavilla hanno esposto al Real Trono colle annesse suppliche le gravi angustie, che soffrono quei cittadini di vedere fin dal tempo de’ passati tremuoti situato il SS.mo Sagramento in un indecente tugurio edificato di legname e quindi han chiesto la riedificazione della nuova Parrocchia nel sito, ove era un conventino de’ Domenicani, che fu soppresso, e questa Suprema Giunta, in adempimento di Sovrano Comando rimette a codesta Giunta le cennate suppliche, affinchè facendosi carica dell’esposto, disponga subito perizia della chiesa da riedificarsi nel chiesto luogo, però non vi incontri riparo, e quindi riferisca per l’approvazione della spesa e per le altre provvidenze, che mai occorrerà doversi dare, onde ulteriormente non si differisca la riedificazione della suddetta chiesa e con vera stima Ferdinando Corradini ».
5) Atti relativi alla riedificazione... op. cit.
6) Resplicando questa Suprema Giunta al foglio di V. S. ILL.ma de’ 27 detto passato mese ed anno rapporto alla riedificazione della nuova parrocchia della terra di Francavilla implorata da quei Amministratori ed Arciprete, le rescrivo che codesta Giunta dia le convenienti disposizioni per la riedificazione della mentovata Parrocchia a tenore della perizia e disegno formato dall’ingegnere (Sintes a qual effetto le se restituisce la mentovata perizia e disegno; e giusta le istruzioni intorno alla riedificazione delle chiese della Provincia e con vera stima Fernando Corradini».
7) I deputati per la riedificazione della chiesa di S. Foca erano stati eletti dalla polazione in una pubblica assemblea il 29 giugno 1795; il verbale di questa assemblea, redatto dal « Cancelliere d’ordine » Michele Ferrari, riporta tutti i nomi delle persone intervenute ed è inserito negli Atti relativi alla riedificazione... op. cit.
8) Atti relativi alla riedificazione... op.
9) I deputati per la ricostruzione della Chiesa Madre nel 1797 non sono le stesse persone elette due anni prima, ma sono: il sac. D. Domenico Antonio Rondinelli, Scipione Mannacio, Vincenzo Ape come si deduce dagli atti notarili del notaio Foca Costa rispettivamente del 15 marzo 1797 e del 15 giugno 1797.
10) La somma di ducati 400 doveva essere versata « in lande separate e cioè ducati50 nel presente atto, ducati 50 nel giorno 31 agosto 1847, ducati 50 nel mese di maggio 1848, ducati 50 a 31 agosto 1848, ducati 50 nel mese di maggio 1849, ducati 50 a 31 agosto 1849, e ducati 100 terminato il lavoro ». Vedi notaio Giovan Francesco Palmarelli sdi Francavilla ASLT.
11) L’altare del SS.mo Cuore di Gesù è l’attuale altare dell’Immacolata come, tra l’altro, testimonia il quadro raffigurante il SS.mo Cuore di Gesù posto in cornice con l’altare.
12) « D.O.M. PRO PECTOR AUSPICI NOSTRE IN NOS 1848 » (scritta posta sull’arco sovrastante l’altare maggiore); « AUDITUR PROTECTUS CREATUS EST NOBIS » (scritta posta sulla nicchia di S. Foca).
13) « CAPPELLA DIVI ANTONII FATAVANI A JOSEPHE BIVONA HUIUS TERRE
FRANCAVILLA PIE ERECTA FUNDATA IN IPSA HABENS JUS PATRONATUM DIE 27
MENSIS OCTOBRIS ANNO REPARATE SALUTIS 1868 » sotto la suddetta iscrizione sene intravede un’altra non molto comprensibile poiché imbiancata: « D.O.M. SAC... V...
MOC... DIVI ANTONI FATA VANI ... JOSEPH BIVONA HABENS JUS PATRONATUM
SUA CURA RIFACTA ET RESTAURATA IX
KAL. AUGUSTUS ANNO D. MDCCCLXXVI ».
14) «MARIA CONCETTA MANNACIO ESEMPIO DI VIRTÚ DOMESTICHE E CRISTIANE CHIARISSIMA PER GENTILEZZA ED ANTICHITÀ DI LEGNAGGIO NON COMPIVA ANCORA IL QUARTO LUSTRO QUANDO IDDIO LA VOLLE A SE RICHIAMARE I SUOI DESOLATI DI TANTA JATTURA PER CHIUDERE LE AMATE CENERI QUESTO MONUMENTO DI PERPETUA RICORDANZA PONEVANO IL DI' 20 AGOSTO 1865 ».
15) « DEFUNTIS SPOLTERE SUCCURRERE PRECIBUS ELEMOSYNIS ET OBLATIONIBUS S. G. ».
16) Onofrio Simonetti Cenno Biografico sovral’Antiocheno Martire S.Foca, Tip. Francesco Raho, Monteleone 1892. 42
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