Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
ISTORIA APOLOGETICA DELL'ANTICA NAPIZIA, OGGI DETTA IL PIZZO, COMPOSTA DA
D. ILARIO TRANQUILLO
PROFESSOR DI SAGRA TEOLOGIA
E PRIMO CANONICO
DE LA CHIESA COLLEGIATA DELL'ISTESSA CITTÀ
DEDICATA ALL'ILLUSTRE SIGNORE
D. TOMMASO MANNACIO
In Napoli MDCCXXV nella stamperia di Carmine Petagna vicino all'arcivescovado
con licenza de ' superiori
Illustrissimo Signore.
A rendere famosa l'Istoria del Pizzo mancava il solo nome di V.S. Ill.ma, onde essendo stato impreziosito il suo frontespizio dalla grandezza di quello, acquisterà ella varie esorbitanze di glorie, sì per stare sotto i suoi auspici, sì per vederselo tutelare. Ora per far conoscere al mondo che ho fatto scelta di suggetto ottimo, la bisogna ricerca, ch' io faccia risplendere queste poche carte co' i lumi della vostra prosapia.
La famiglia Mannacio è stata per molti secoli così chiamata, ma con tanto suo vanto, che la fama con meraviglia, sempre ha di lei pubblicate le prerogative, additando appesi nelle gallerie della gloria i suoi fastosi preggi. Egli per è vero, che doppo il corso di molti anni fu appellata Monacio; ma ond'ebbe origine tal mutazione, ecco un istorico rapportato, presentatemi da verissima tradizione, che per essere antichissima, non vennero a mia notizia, ne l'epoche de' tempi, ne il nome dell'eroe di cui si parla.
Essendo il nostro Regno pieno di sanguinose stragi, recate dalla tirannica violenza de' Saraceni, e ritrovandosi in un fiero combattimento un valoroso guerriero della famiglia Mannacio, onorato col posto d'Alfiero, perché avea nutriti ad iguaglianza i suoi spiriti col sangue, che dalla propria prosapia aveva ereditato, diede in serviggio del suo sovrano, e in dimostrazione della sua fedeltà, noverose (?) prove di rimarcabil fortezza, onde la sua valoria formò negli annali della fama caratteri fulgidissimi, per pubblicar a' posteri le celebrevoli doti dell'animo suo grande.
Or mentr' il valoroso campione era nel bollore della battaglia, avvenne, che lanciatesi contro di lui un intiero squadrone di Saraceni, li fu troncata la sinistra mano, che restò dal braccio distaccata; quindi perciò il valoroso Alfiere entrò in tanta furia, che divenne quasi un leone; onde con terrore dell'esercito nemico, inalberò la sua bandiera, e tenendola ben stretta, tra' l suo petto, e' l gomito, cominciò con tanta intrepidezza a maneggiar contro i nemici la spada, che scorrendo dappertutto, atterrò, a somiglianzà di un turbine impetuoso, quanto a lui vi s'oppose: e per quasi a lui solo s'ascrisse la vittoria ottenuta; quindi dalla fama con istentorea voce strombettata la sua intrepidezza, obbligò il generale dell'esercito cristiano, ch'era valoroso, ed erudito ad esclamare Viva l'Alfier Monacio, elogio, che con giubilo universale fu dal vittorioso esercito replicato, e con ciò additossi, ch' il nobile Alfiero essendo stato uno solo, ebbe quasi il valore d'un esercito, imperoché Monos è nome greco, e significa un solo, e Acles è nome latino, e significa esercito in ordinanza.
Questa fu addunque l'origine, onde del Casato Mannacio si fece il cambiamento in Monacio, qual durò per più secoli, il che avendo recato alla vostra famiglia vanto ammirabile, gloria grande, ed esimio onore, si rese ella colma d'eccessivi lustrori, cagionatili dal valore delle armi; da gran tempo per in qua, ripigliossi già la vostra famiglia il suo cognome primiero, per cagion della sua grandissima antichità, come appresso si mostrerà.
Ma da qual città ebbe la sua origine la Famiglia Mannacio, devo qui registrare i miei riflessi.
Nel celebre, e famoso Archivio dell'Eccellentissimo Principe di Mileto, esistente dentro il suo palaggio nel Pizzo, v'è una Reintegra scritta con licenza di Ferdinando d'Aragona Re di Napoli nell'anno 1474, nel qual tempo era Conte di Mileto Carlo Sanseverino. In tal Reintegra leggesi, che la Rocca Angitola avea sotto di se dieceotto casali, per essere il suo territorio assai grande; indi appaiono registrati i loro nomi così:
Braccio, Stameli, Pimene, Santo Sidro, Aporono, Chirofono, Macheradi, Casalenovo, Santo Nicola, Filogaso, Santo Stefano, Scanathorio, Pronta, Maroni, Capistrano, Carthopoli, Santo Foca e Clopani.
E perché nell'anno 950 del mondo redento avvennero l'universali rovine della Calabria, cagionate da' Saraceni, come attestano Barrio, Marafioti, e Fiore per conseguenza nell'anno medesimo restò quasi distrutta la Rocca Angitola, ed altresì rimasero quasi rovinati l'annoverati dieceotto casali.
Inoltre leggesi nella medesima Reintegra, che li tre casali chiamati Carthopoli, Santo Foca, e Clopani fabricarono Francavilla, e che vi concorsero pure a tale edificio altre persone degli altri menzionati luoghi, ed accioché fosse loro luogo di rifugio, e di sicuro ritiro, la fabricarono a foggia di fortezza per difendersi da nuovi assalti de' Saraceni, quindi è, che la circondarono con foltissime mura, tra cui inalzarono sette Torri, l'una appresso Porta Reale, l'altra, che sino al presente conservasi, Torre dello Spirone s'appella, e dell'altre, veggonsi le vestiggia; siccome in alcune parti della Terra, anche oggedì appariscono le vestigia d'una strada coperta, per cui da una torre all'altra, i difensori scorrevano.
La munirono di un Castello ben forte, avendo fabricato all'intorno del medesimo due torri, e parimenti lo fortificarono con un ponte grande, e con molti cannoni, di cui si veggono oggedì i luoghi, essendo stati quelli già trasportati al Pizzo.
La chiusero con quattro Porte, di cui una nomata Porta Reale, l'altra s'appella Porta di Monacio, dal volgo oggi detta di Monace; vien chiamata l'altra Porta di Basso, che di presente si vede, e per lei, come per Porta Reale, e Monacio s'entra, e finalmente v'è l'altra sotto il Castello nominata Portello; fuori delle mura v'è un Borgo, copioso d'abitatori, il quale situato all'incontro del prenominato Castello da cui veniva difeso.
Ora essendosi provato colla verissima testimonianza della citata Reintegra, che i fondatori di Francavilla furono le genti di Carthopoli, di Santo Foca, e di Clopani, ed altre persone delle numerate abitazioni, e parimenti essendosi dimostrato con Barrio, Marafioti, e Fiore, che l'universali rovine della Calabria, e per conseguenza della Rocca Angitola, e de' suoi dieceotto casali, avvenero nell'anno 950 di nostra salute, è chiarissima la conseguenza, che Francavilla fu fabricata nell'istesso anno novecento cinquanta, e però vanta ella fino al corrente mille settecento venticinque, anni settecento, e settantacinque. Verità s'è questa ben fondata, ma non venuta a notizia de' famosi scrittori di Calabria, Barrio, Marafioti, e Fiore, perché non seppero esservi nel famoso archivio la laudata Reintegra. Da quanto s'è divisato sopra la fondazione di Francavilla, resta ben dichiarato, che la vostra famiglia fioriva e pompeggiava alle glorie nell'anno 950 di nostra salute, quando fu fabricata Francavilla, e ciò si raccoglie fondatamente dal sapersi anche fin ad oggedì, che una delle porte di Francavilla sia stata chiamata Monacio, oggedì Monace, o per dar con ciò onore al valoroso Alfiero Monacio, forse in quel tempo vivente, o vero ad altro della stessa vostra famiglia, allor detta Monacio.
Non essendo, addunque, Francavilla luogo da cui ebbero origine i vostri antenati, sono violentato a confessare, ch'eglino avessero avuto i loro gloriosi natali nella città di Crissa, oggi detta Rocca Angitola, lontana da Francavilla sol quattro miglia; ed infatti, così vogliono l'antiche tradizioni, così palesano varie convincenti conghietture, così manifesta la ragione istessa; imperoché già s'è provato, che i fondatori di Francavilla sin dall'anno 950 quando ella fu fondata amarono, riverirono, ed onorarono con pubbliche dimostrazioni la famiglia Mannacio in quel tempo nominata Monacio, onde a suo onore chiamarono una delle quattro porte di Francavilla Monacio; ora essendo stati tutt' i fondatori di Francavilla Crissei, cioè nati in Crissa, o dependenti, ed originati da Crissa, posso ragionevolmente raccogliere, che l'onore fatto da Crissei alla vostra famiglia, fu cagionato, perché molti vostri antenati furono pure Crissei, per aver avuto i loro natali, in Crissa; e però, essendo da tutti conosciuti, si per la nobiltà, si per il valore, fecero a loro onore varie onorevoli dimostrazioni. Ma finalmente per le imolenze de' Saraceni, partiti i vostri antenati da Crissa, è certo, che furono a parte della fondazione di Francavilla, dove si ritirarono, siccome i vostri più antichi, anzi antichissimi antenati furono a parte della fondazione di Crissa in compagnia di Crisso, come più in giù se ne fa parola.
Ed eccomi perciò nell'impegno di mostrare Crissa, oggi detta Rocca Angitola, ornata d'antichità, e di splendori, e per conseguenza nobilissima patria di molti vostri antenati.
Narra Giovanni Boemo, che la Grecia, illustre regione dell'Europa, è adornata d'una nobilissima provincia, che Focide vien chiamata, la quale fu ne tempi antichi famosissima, perché teneva nel suo seno, città molto nobili, delle quali era una appellata Focea, e Focesi erano chiamati i suoi cittadini.
Da tal citta di Focea usciti nobilissimi eroi, tra di cui vi furono i vostri antichissimi antenati, s'inviarono verso Troja, ove militando solo per desiderio di gloria, sotto la condotta di Crisso fratello di Panopeo, vinsero l'inclita città di Troja, da cui partiti, spinti da contrari venti approdarono in questo golfo di Santa Eufemia; ed havendo fabricato presso al fiume Angitola una città, le dierono ad onor di Crisso lor condottiero, il nome di Crissa, oggedì Rocca Angitola, siccome scrivono Barrio lib. 2. fol. 139, Marafioti lib. 2. f. 137, Fiore lib. I. p. 2. cap. 2. f. 129, e l'antichissimo scrittor greco Licofrone nella sua Cassandra: di maniera che, giusta il rapporto de' laudati scrittori, la città Crissa è la medesima, che l'oggedì Rocca Angitola, la quale fu fondata da Crisso, e suoi compagni, molti de' quali furono l'antenati vostri, poco doppo le ceneri di Troja, nell'anno 2816 del Mondo creato, e prima della nascita di Cristo 1184 e però Crissa oggi è detta Rocca Angitola, essendo d'anni due mila novecento, e otto, è antichissima.
Crissa addunque, accresciuta di gente, e di ricchezze, fondò nel suo territorio dieceotto abitazioni, onde divenuta famosissima, era l'onore della Calabria, si per il novero grande de' cavalieri, si per altri famosissimi personaggi, posteri de' nobilissimi greci focesi, patrizii della gran città Focea, di cui più in su s'è fatta parola, e s'è dimostrato, che i vostri antichissimi antenati patrizii focesi, in compagnia di Crisso, ed altri focesi edificarono Crissa.
Resta dunque con verità illustrata la città di Crissa si per la sua antichità si per li suoi splendori, nella quale benché molti de' vostri antenati siano stati per nascita Crissei, furono nondimeno per origine focesi, cioè patrizii di Focea; ma essendo stata Crissa, quasi distrutta da' Saraceni, e per cagion delle sue rovine, nata già Francavilla, la famiglia vostra si ritirò fin dal 950 in tal Fortezza.
Chiamo io qui Francavilla Fortezza, perché appunto nella stessa già citata Reintegra ella chiamata Fortezza, come chiaramente si legge in quelle parole Coepit habitari in fortelletia.
Né deve recar maraviglia, se i vostri saggi, e valorosi antenati per nascita crissei, ma per origini focesi, dessero Francavilla per loro abitazione, perché Francavilla si potea chiamare in quei tempi nuova Crissa; ed inoltre è anche oggedì bellissima abitazione, e degna di lode, si per il suo amenissimo sito, si per l'aria molto salutifera, si per l'acque fresche, e salubri, si per le varie cacciagioni di diversi uccelli, e di fiere, si per la copia, e diversità de' frutti, si per il numero di più venerabili chiese, e di tre monisteri di cui l'uno assai famoso, ed è dell'Ordine di S. Agostino, nella di cui chiesa tre quadri s'ammirano, l'uno della Santissima Trinità l'altro della Madonna degli Afflitti, e l'altro di S. Nicola di Tolentino, tutti e tre fatti dall'impareggiabil pennello del Romanelli; adorna inoltre questo convento l'eruditissimo padre maestro Agostino Accetta, nato in Francavilla, e famosissimo teologo. L'altro monistero di S. Domenico, e' l terzo de' Padri Riformati di S. Francesco, e in tutti vi fioriscono varj personaggi degni d'altissima stima, nati in Francavilla, religiosi di vita esemplare, gran maestri e predicatori eloquentissimi.
Parimenti è Francavilla degna d'encomj per la grande divozione delle genti al loro Protettore Santo Foca, di cui una reliquia conservasi dentro la statua del Santo, ch'è nella parocchia, la quale è servita da due RR. Parochi, veramente degnissimi d'ogni stima per più capi, che per brevità tralascio. Quindi nel festivo giorno del Santo si fa una sollennissima processione, con edificazione, e varie dimostrazioni delle prossimane abitazioni, come osservai negli anni passati, mentre predicando io nella Quaresima, nel marzo narrai la vita mirabile del Santo.
Insomma Francavilla è abitazione grande, illustrata da molte famiglie nobili, ornata da teologi, dottori di legge, e di medicina, e l'ha dato grande onore, e gran nome Gio. Matteo Mileto, raccordato da Fiore nella sua Calabria Illustrata, ove parla di Francavilla. Inoltre ella è onorata da persone civilissime, e da più artefici, e vi sono pure in essa molti altri che faticano nelle campagne; onde v'è copia di grani, legumi d'ogni sorte, ogli, vino, ed ogn'altra cosa necessaria al viver umano, e si fa copia di seta. Quindi di tal territorio, Barrio scrive così: Ager hic fecundus est, venationi et aucupio commodus, fit sesama provenit vitex et juniperus.
Essendo dunque Francavilla titolo di Ducato della famiglia Silva spagnuola, Principe di Mileto, dovrebbe chiamarsi non Terra, ma Città essendo adornata di tante prerogative. Il sopra nominato dottissimo padre maestro Accetta dell'Ordine Eremitano di S. Agostino, attesta aver letto, che Francavilla sia stata ne' tempi antichi Città Regia; stimo verissima tal attestazione, per essere il laudato maestro, uomo di verità, e degnissimo d'ogni credenza, si perché io mi persuado ancora in attestato di tal verità, che per tal causa una delle porte di Francavilla anche oggedì chiamata Porta Reale. E questa è la causa, per cui la bella, e nobile città di Francavilla, già un tempo famosa fortezza è stata per tanti secoli abitata dalla famiglia vostra, cioè, l'essere ella città ragguardevole; onde seppe così bene riconoscere i meriti grandi della prosapia vostra, che sin dall'anno 950 di nostra salute le diede tributo d'ossequio, nominando una delle principali sue porte col vostro illustrissimo casato.
Non dunque stupore, che le vostre insegne siano degne di considerazione, vedendosi un leone in atto d'ascendere sovra un albero, contrassegni plausibilissimi d'altissima nobiltà, come raccoglier si può da varj scrittori, che di cotale argomento parola fanno. Ne io devo su ciò discorrere, per non dilungarmi di soverchio.
Avendo io dunque già dimostrato antichissima la vostra stirpe, e vostri splendori assai grandi, provenuti dagli esercizj di Marte, devo per far passaggio a' rostri di Pallade, ne' quali s'è dimostrata la fama, purtroppo indefessa, a ritrombar le laudi degli antenati vostri, ed in specieltà quel del dottor D. Pietro Francesco Mannacio vostro avo, e del Dott. D. Giuseppe Mannacio vostro padre, i dottissimi scritti, de' quali sono stati estimati meritevoli di godere, a raggi di sole, splendori d'eternità, onde co' lumi dell'erudizieni abbagliarono gli occhi più perspicaci de' letterati, e perciò in questa nostra Provincia, furono di legali dottrine, come prodigj, applauditi.
Ne passerò in silenzio, che alla nobiltà del vostro sangue, s'unì pure un'esimia pietà cristiana, come ben lo dimostra la vener[abile] cappella del Rosario, dentro il monisterio de' Padri di S. Domenico, dotata da' vostri antenati di messa cotidiana, e d'una messa cantata in ogni sabato di ciascheduna settimana, a benché di questa poi ne seguì la reduzzione.
Parimenti palesa la pietà de' vostri antecessari la vener[abile] cappella di Sant'Anna, esistente dentro la chiesa parocchiale, in cui l'antenati vostri fondarono due messe il giorno; ed inoltre il R. D. Nicolo Mannacio lasciò più rendite, con l'obbligo di maritarsi un'orfanella per ogni anno perpetuamente (anzi cotal obbligo, per anni dodeci durò col peso di maritarsene due) onde perciò in ogni anno, nel festivo dì di S. Anna, fattesi da' RR. parochi le cartelle, co' nomi dell'orfanelle, si tira a sorte il nome d'una delle medesime, a cui si da la dote di scudi ventìcinque.
Similmente manifesta la christiana pietà de' vostri antenati, la bellissima statua di Maria Vergine, e Madre di Dio, posta dentro la Vener[abile] chiesa de' Padri Riformati di S. Francesco nell'altare maggiore, la quale è carica d'oro, fatta a spese del dottor D. Pietro Francesco Mannacio, come a pie della statua si legge.
Così pure risuana la bontà di vostra casa, per una campana di quattro cantara, ove furono le vostre misteriose insegne intagliate, poste nel convento de' Padri di S. Domenico, ma benché si fusse rotta, si rifece non di meno di tre cantara, e veggonsi su di lei scolpite di nuovo le vostre insegne. Ed inoltre nella chiesa del convento medesimo il dott. D. Pietro Giovanni Mannacio fin dall'anno 1519 (sic) rinovò di finissimo marmo una lapide del sepolcro di sua famiglia, posto avanti la cappella del SS. Rosario.
Parimente gli antenati vostri sono stati limosinieri co' poveri; onde sino ad oggidì, v'è pubblica fama in Francavilla, che il signor D. Decembre Mannacio, avo del dottor Don Pietro Giovanni Mannacio dispensava nel S. Natale di Giesù a poveri, che non erano pochi, varie, e copiose limosine, onde perciò da carnarij faceva uccidere molte bestie, ed aperto il magazino donava gran quantità di grani, conforme al novero de' poverelli, esistenti nelle case bisognose. Dava inoltre ad alcune povere femine, gonne, maniche, grembiali, o di saja, o di rascia, conforme alla loro condizione. Nella Pasca poi dispensava grano, come nel Natale, ed in vece di carne, dava formaggio in quantità conveniente al numero de' poveri, che vi si ritrovavano nelle case. Finalmente lasciò egli a' suoi figli tanta somma di contanti, che la moneta di rame fu tra loro divisa a tumolo.
E a tutto ciò devo soggiungere, che il p. maestro Tomaso Domenico, e' l R.D. Gio. Tomaso Perri riferivano, come testimoni oculari a' loro compatrioti di Francavilla, che il dottor D. Pietro Francesco Mannacio nella fiera di S. Lucia, vestiva le povere, con gonne, maniche, e con senali, ne tali poverelle erano poche. Nel S. Natale dispensava a poveri una fossa di grano, e più porci, e ne' giorni di Pasca li dava un'altra fossa di grano, e quantità di formaggio, appunto, come costumò di fare il signor D. Decembre.
Quindi avvenne, che per le grandi limosine solite a dispensarsi con benefica profusione da' vostri antenati, premiò Iddio tanta loro liberalità, avendo arricchita la Casa vostra di tanti beni, che pagava anticamente di fiscali ogn'anno scudi duecento ventiquattro, dal che si può raccogliere il grande novero de' fondi, donde tanti redditi provenivano, come il tutto chiaramente si legge in un manuscritto di memorie di vostra casa, noto a più persone di Francavilla, e parimenti da ciò si può raccogliere, quanto sia stato lo splendore di vostra casa.
Tralasciando in fine altre approvaggioni degli antichi splendori della prosapia vostra, io ben so, che l'albero di qualunque famiglia, quando a tronchi d'oro di nobili famiglie scorgersi col mezzo di matrimonj innestato, diviene più luminoso, e perciò, per non esser lungo, far qui solamente raccordo di due personaggi: l'uno fu il Reggente Burgos in Napoli, uomo grande, nobilissimo, riverito da questo Regno, il quale fu di V.S. Illstris(sima) consanguineo. L'altro fu il dottor D. Antonio Bono della famiglia nobilissima Vono, poi detta Bono, della regia città di Stilo, nel di cui Seggio sta ella registrata; e d'uomo tanto famoso per la sua dottrina, e così luminoso per la sua grande nobiltà, è figlia la sig. D. Giulia Bono, la quale è vostra moglie, dama, che accoppiando a' lustrori del sangue, le mirabili doti dell'animo, è un fulgidissimo specchio di christiane virtù, e basta il dire esser ella nipote della serva di Dio suor Agnesa di Giesù del Pizzo, della nobilissima famiglia Martini, di cui da me s'è scritta la vita in tre libri divisa.
Finalmente non devo tralasciare, che nella già citata Reintegra, si fa onorevole memoria del vostro casato, imperoché se li da il titolo di nobile, e con ciò si dichiarano a bastanza della famiglia vostra i splendori, e si può giustamente argomentare, che in quei tempi del 1474 quando fu scritta la laudata Reintegra risplendea la famiglia vostra Mannacio con qualche ragguardevole ufficio di questa Provincia, altrimenti in scrittura così rinomata, non si sarebbe fatto raccordo di nobiltà nel nominarsi il vostro casato, né il Conte Carlo Sanseverino v'averebbe acconsentito.
Vorrei qui appresso palesare al mondo, che nella persona vostra risiede maturità di senno, prudenza grande, e magnanimità, ma tralascio il tutto, e solo dico esser state ammirabili la giustizia, e la pietà, dimostrate da voi allora quando governaste tutti gli Stati dell'Eccellentissimo Principe di Mileto, esistenti in questa nostra Calabria Ulteriore, essendo stato Generale Luogotenente di tutti, con singolar sodisfazione, ed applauso de' vassalli, facendo la vostra residenza qui nel Pizzo nel palaggio di S. Ecc.
Priego dunque Iddio, che vi dia vita lunga, ed anche al mio signor D. Nicolo vostro figlio, in cui, benché di tenera età, s'ammira un certo che di singolare nell'eroico dell'azioni, ed una grande modestia, certamente in età così picciola, degna d'encomj, e per fine riverentissimo I.b.m. Pizzo li 31 gennaro 1725.
Di V.S. Illustriss.
Umiliss. Divotiss. Obligatiss. Serv. vero
Canon, llario Tranquillo
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