Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
Quella del Natale insieme alla Pasqua e alla festa del Patrono, San Foca Martire era, e forse lo è ancora, la festa più sentita. Una festa piena di luci, di colori e per via della festa della Befana piena di attese, attese sempre deluse.
L'arrivo del Natale veniva preannunciato dai giochi fatti dai ragazzini e dalle ragazzine con le noccioline, dai botti prodotti dai "tric e trac" (piccole bombette) e dai suoni dei zampognari. Le ragazzine facevano il gioco della buca (cupieju) e i ragazzi quello del castello (castieju). L'altro gioco che si faceva in quei giorni, in famiglia o con gli amici, era quello della tombola.
Nei bar venivano esposte le susumelle, i torroni al miele con le noccioline insieme a tanti altri dolciumi. Tra i dolci ricordo le pastarelle a forma di pesca che mio padre comprava presso il bar di "Cumpara Foca e Cristina".
Nelle chiese si costruivano dei bellissimi presepi; noi bambini andavamo a raccogliere il muschio che sarebbe servito per simulare il prato e restavamo affascinati dalla capacità di trasformare pochi elementi, carta da cemento, farina, muschio e delle statue, in un villaggio in miniatura. C'era perfino la fontana con l'acqua, cosa che noi dentro casa ce la sognavamo.
Una tradizione che ancora molti hanno mantenuto è quella di friggere nell'olio bollente, nel pomeriggio della vigilia, "i zippuli" e "i viecchi". Due specialità fatte di farina, patate, sale e lievito mentre per i viecchi oltre a cambiare la forma si aggiunge la sarda.
La sera della vigilia di Natale la famiglia si ritrovava tutta unita per consumare un pasto speciale e abbondante, la tradizione infatti prevedeva di consumare almeno tredici portate. Alla festa religiosa si aggiungeva anche il piacere della tavola.
Una festa nella festa era la mattina di Natale quando si andava a casa di amici e parenti per fare gli auguri. Ricordo che partivamo con mio padre e "Pandinu" (parte bassa del paese) e fino ad arrivare a "dirtu", (parte alta) tra un caffè caldo e un bicchierino di anice, tornavo a casa brillo.
I parenti e gli amici regalavano a noi ragazzi e ragazze noccioline, torroni e qualche soldino. Era raro vedere e consumare un panettone.
In occasione della Befana si spogliava l'albero che era stato riempito con caramelle, "bovoloni" (biscotto wafer), "momu" (caramelle gommose) e tanti altri dolciumi.
Non c'erano, ma credo che non ce le potevamo permettere, palline colorate o filanti luccicanti ne luci intermittenti. Alcuni di noi avevano l'opportunità di ricevere dal Comune, per l'Epifania, un pacco dono dentro il quale oltre ad piccolo panettone c'era anche un torrone e un giocattolo.
Le foto dentro il testo sono state gentilmente concesse dal Geom. Ruggero Limardi.
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