Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
Erano delle grida strazianti di dolore quelli che annunciavano la morte di un congiunto, delle grida che facevano immediatamente capire cosa fosse successo e a far accorrere i vicini.
Una volta accertata la morte si procedeva alla vestizione del defunto. Nel caso di persone avanti con l’età, queste si erano già preparati per affrontare l’ultimo viaggio perchè avevano già provveduto a predisporre l’abbigliamento ed il resto. Si procedeva con la sistemazione nella bara e all’allestimento di alcuni locali per la veglia notturna.
Il lutto si "teneva" in due locali diversi. In uno dove era esposto il defunto si predisponevano delle sedie intorno alle pareti per le donne e un altro sempre con le sedie intorno alle pareti per gli uomini.
I parenti e gli amici si succedevano per condividere il dolore e per passare alcuni momenti insieme con gli altri congiunti. In questi momenti mentre si ricordavano le fasi importanti della vita del defunto si cercava anche di consolare i parenti più prossimi ricordando ognuno le proprie disavventure o propri lutti.
Gli amici portavano e distribuivano ai parenti e a coloro che erano presenti al lutto latte e/o caffé accompagnati con dei biscotti.
Non era difficile durante la veglia che parenti e amici strillando, piangendo e strappandosi i capelli raccontassero di quanto era buono, onesto e lavoratore ma soprattutto quanto bene voleva alla famiglia.
Ad un certo punto arrivava il Parroco accompagnato da un chierichetto con il Crocifisso per l’ultima benedizione prima della chiusura della bara. Molte volte io da ragazzo ho accompagnato Don Vincenzo Condello e ho passato molte notti insonni perché restavo impressionato dalla vista dei defunti.
La chiusura della bara, dopo quello della scoperta della morte insieme ai momenti legati al passaggio del corteo funebre davanti la casa del defunto e a quello del distacco, era uno dei momenti più brutti e le grida di dolore tornavano a risuonare per tutta la "ruga".
Prima di chiudere la bara era abitudine mettere dentro questa gli oggetti a cui il defunto era più legato insieme al necessario per pregare, capi di abbigliamento e diverse paia di scarpe.
Si accompagnava quindi il feretro prima in chiesa e poi alla fine del Paese con un corteo che seguiva la bara ed alcune persone in testa che portavano delle corone di fiori addobbati con delle strisce di carta color viola indicanti con lettere dorate chi con queste rappresentava il proprio cordoglio. E’ inutile dire che le corone e i fiori erano proporzionali non soltanto alle amicizie e al ruolo che il defunto aveva avuto nella comunità ma anche dalla capacità economica della famiglia. In pochissime occasioni ad accompagnare il feretro c'era anche la banda musicale.
Terminato il rito religioso il distacco avveniva alla fine del paese, ossia all’inizio di via del Drago.
Dopo l’accompagnamento si tornava a casa e gli amici e i parenti, ma generalmente quasi sempre tutti gli abitanti del paese, porgevano le loro condoglianze ai congiunti più stretti e si "licenziavano".
Le donne della famiglia che era stata colpita dal lutto si vestivano di nero e mettevano anche un fazzoletto, sempre nero, in testa. Per molte donne questo abbigliamento è stato l’unico che hanno indossato. Hanno cominciato infatti con l’indossarlo a seguito della morte di un proprio caro, figlio, fratello o marito nella Grande guerra, hanno poi proseguito con i morti caduti nella seconda guerra mondiale per finire con la morte di altri congiunti per morte naturale.
Gli uomini oltre a non radersi per almeno una settimana e indossare la cravatta nera si facevano cucire sulla manica della giacca o sul bavero della stessa una striscia di stoffa nera. Altri invece portavano un bottone foderato di nero.
Infine per testimoniare il lutto subito veniva attaccato sulla porta della casa una striscia di stoffa nera che rimaneva esposto fino a che il tempo e le intemperie non solo non lo scolorissero ma lo riducessero in brandelli.
Per ricordare il defunto si celebrava "u siettimu" , ossia una messa in suo suffraggio allo scadere della prima settimana, e poi "u misi", alla scadenza del primo mese, e quindi "l’annu ", alla ricorrenza del primo anno dalla scomparsa.
Per noi del Sud è molto importante il rispetto per i defunti e non si perde occasione per andare a trovarli presso il cimitero portando dei fiori.
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