Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
Aspettandu u vena a sira,
M'acchiappamu i colabasci
E quandu pua calava u scuru sutta e rami de caciari
Nci cantavamu e colabasci i filastruacchi de cotrari
Ieramu zitiadi picciariadi e randiciadi
E sutta u lustru e da luna
Cantavamu tutti sta canzuna:
"Cola, colabasciu, ti lu dugnu lu bardasciu
Lu bardasciu e lu mio linu,
Si tu vieni a mia vicinu."
"Santu Nicola, vola vola,
Pigghjati pana e va a la scola,
E non jira o linu mio,
Ca nciu dicu o Tata mio."
Non se ne parla più. Pochi le cercano, forse pochi le ricordano e tanti non le hanno mai viste.
Quest'ultimi si sono persi uno degli spettacoli più belli che la natura ci possa regalare.
Erano molto romantiche e sul loro conto si è scritto tanto: poesie, racconti ed analisi ecologiche.
Basta ricordare le approfondite analisi sull'ambiente e sul suo avvelenamento da parte di uno dei più grandi intellettuali, Pier Paolo Pasolini, per comprendere la causa della loro scomparsa.
Forse lo avrete capito, sto parlando delle lucciole, o come le chiamiamo noi, con un termine poco romantico a differenza del loro straordinario spettacolo: "i colabasci".
Da bambino ne restavo affascinato e restavo assorto ed emozionato ad ammirare quelle tante lucine che si accendevano e si spegnevano alternativamente, mentre si muovevano, nel buio delle calde serate estive.
La loro luce si mescolava con quella emessa dalle stelle che erano ben visibili in un cielo limpido mentre si respirava l'aria fresca e salubre proveniente dal mare e le nostre narici venivano accarezzate dai tanti profumi che dalla campagna circostante si diffondevano, con un sottofondo musicale, come se fosse una dolce colonna sonora, regalatoci dal frinire delle cicale, dal canto dei grilli e dal cra cra delle raganelle proveniente dal fiume della "frischia".
Più che uno spettacolo era una straordinaria magia che la natura regalava ai nostri occhi e i nostri cuori, ancora puri, vivevano tante emozioni fino alla commozione.
L'infanzia dura poco, gli anni scorrono veloci e la curiosità che accompagna quella fase della nostra vita e, l'incanto con cui i nostri occhi guardano simili manifestazioni, presto lasciano lo spazio a giochi più cinici.
Da che, alla loro vista ci emozionavamo, siamo passati a dargli la caccia per fare un gioco crudele.
Una volta catturati mettevamo "i colabasci" sotto il dito indice e strofinandolo pronunciavamo la formula "impiernu, purgatuoru e paradisu". Sulla superficie dove strofinavamo il dito restavano tre strisce luminose con diverse gradazioni. Non so perché facevamo questo gioco, certo posso dire che per quante lucciole abbiamo potuto eliminare non siamo noi, ex bambini, ad essere i responsabili della loro scomparsa.
Le lucciole sono dei piccoli animali che hanno bisogno di un ambiente non inquinato, limpido, come l'animo di quei bambini che si emozionavano alla loro vista.
Purtroppo l'uomo continua ad avvelenare la terra e ad uccidere quanto di bello e di buono la natura ci regala gratuitamente, fosse questa la motivazione? Perché, da tutto e in tutto, si deve trovare un proprio tornaconto materiale, lasciando poco spazio a quelli che sono i nostri sentimenti più belli e dei quali quasi ci vergogniamo.
Sono molti anni che non ho più la possibilità di ammirare quello straordinario spettacolo e rivivere quelle emozioni durante le calde serate di agosto trascorse nella mia Francavilla Angitola.
Potremmo considerare la vicenda dei "colabasci" come il paradigma del nostro tempo. L'uomo ha sprecato tante bellezze avvelenando la sua vita e quindi anche quella degli esseri viventi del pianeta come le lucciole; un loro ritorno sarebbe il segno di nuove opportunità e di tanta speranza per tutti noi.
La foto ad inizio pagina non so di chi sia ma ringrazio comunque l'autore. Se il proprietario pensa che abbia violato un suo diritto sono pronto a rimuoverla rapidamente.
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