Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
contro Don Michele Vitale
documento fornito da:
Vincenzo Ruperto
A S.E. ill.mo Sig. Vicario Governatore
Principe Pignatelli Primo Ministro
della Giunta della Cassa Sagra
Mastro Rosario Sgalera della Terra di Francavilla in Provincia di Catanzaro, prostrato ai piedi di S.E ill.ma per la seconda volta le rappresenta quanto il conservatore della Sagra Cassa di questa sudetta Terra D. Michele Vitale è uomo di pessimo costume, peggiore vita e fama. Il supplichevole a S.E. ill.ma, per vedere se dice il vero o no, le nota alcune sue operazioni:
Primo- Avendo la Maestà del Nostro Sig.re considerato i trappeti distrutti nella miserabile provincia di Catanzaro per li orrendi tremuoti, e che una tale distruzione era fatale rovina e annichilamento di quei che rimasero vivi, pensò di somministrare danaro ai Padroni dei trappeti perché l’accomodassero , e non si perdessero li olivi, ed esibire dai Padroni delli trappeti medesimi fede dai Reggimentati che quei tali che domandavano il denaro avessero li trappeti caduti. Il Vitale uomo che nulla perdona neppure alla Maestà del Nostro Re, colla sua prepotenza, e minaccia ha fatto che li Reggimentati di questa sudetta Terra li facessero una fede di aver egli il trappeto rovinato dai tremuoti per così pigliarsi 190 docati e fatti li fatti suoi senza che mai abbia avuto un Trappeto, e con ciò à commesso non solo egli una falsità, ma l’ha fatto fare anche alli Reggimentati in faccia alla Maestà del Nostro Prencipe a cui neppure la perdona tanto è di mal costume.
Secondo- Anni addietro commise contrabanno di sale di monte. Egli lo comprò e poi d’alcuni suoi famigliari fece mettere detto sale nella casa del Gov.re di giustizia del tempo D. Francesco Melacrinis e fece far denuncia di aver commesso contrabanno di sale detto Melacrinis e li fece assaltare la casa dalli Birri della Sopraintendenza delli Sali, ed ordinata l’informazione si appurò di aver egli il Vitale commesso il contrabanno di cui ne restò reo e reo è ancora d’impostura in persona di detto Gov.re di Giustiizia, di quei reati non ancora è assoluto. Siccome dalli atti di codesta Sopraintendenza si confermano e dalla copia delli stessi che a Catanzaro esiste e chiaramente si scorge.
Terzo- Li coloni del soppresso Convento di Santa Croce di questa Terra pagavano li affitti in grano alla giusta misura e obligò li Procuratori frà Nicola Caparrotta e frà Martino Cara secolarizzati di esigere a detta misura avanzata e alla stessa farlo consegnare, per ordine del Sig.re Gov.re Pignatelli da consegnare alla Università per uso d’annona, l’ha dato alla mezzarola alla rasa, restando così a lui quantità di grano in pregiudizio della Cassa Sagra e dei miseri ed amati Vassalli del Re Nostro Signore.
Quarto- Essendo rimasti dopo la partenza del Cap.Pr. ( Priore) Monforte in potere delle sudette persone più paja di bovi spettanti alla Cassa Sagra, il sudetto Vitale si li pigliò come assoluto padrone, e per tutta la passata stagione se ne servì carreando pietra e calce per se non solo ma anche per li suoi aderenti, cosicchè li ridusse a pelle ed ossa,come ancora rimasto un cavallo in suo possesso spettante ad essa Cassa sagra, lo ridusse della stessa maniera servendosene. Anzi non l’ha voluto vendere per ducati 18, e se lo ritenne per se ed in oggi non si sa se è vivo o morto, perché non più si vede, essendo venuto ordine a vendere li suddetti bovi molti se li volevano comprare, il Vitale pubblicamente minacciava tutti a non incantare, perché li volea lui.
Quinto- Invece di attendere che non fossero danneggiati e rovinati& li poderi della Cassa sagra egli il Vitale si adoperò alla loro distruzione , e rovina; giacchè fece perdersi un giardino di agrume che avea il soppresso Convento di Santa Croce di questa Terra sudetta, perchè non ha voluto affittarlo dicendo volerlo per lui ed in oggi perché inculto e distrutto, è del tutto rovinato. Dipiù donò la libertà alli bovari e pecorari suoi e dei suoi aderenti di pascolare, e di andare nelli poderi della Cassa Sagra colli animali bovini, giumentini, capre, pecore, e neri delli quali animali egli il Vitale n’esigge la paga per se, e ne vengono i poderi della Cassa sagra rovinati. In questo picciolo racconto ben vede, Ill.ma Ecc., che il Vitale, non solamente è immeritevole delli impieghi suoi di vantaggio, deve essere castigato. E’ un picciolo abbasso questo che scrissi perché se volessi dire tutto sarebbe lo stesso che non finirla mai, e però la prega Umilmente levarci questo Tiranno dalli impieghi, e l’averà a grazia ut Deus.
Io Rosario Sgalera supplico come sopra
Gregorio Pizzonia pubblico notaro di Francavilla-N.G.P.
FOGLIO DEI LUMI(allegato al ricorso)
Per l’appuntamento del primo capo si esaminano, cioè che si prese li denari dalla M. del Re N.S. col prestesto di accomodare il trappeto,quando mai eppe trappeto, nè prima nè dopo li tremuoti, con fede falsa che si fece fare dal Sindaco del tempo si esaminano gli atti sopradetti con li seguenti testimoni:
D. Saverio Papaleo, Notar Giuseppe Rondinello, Speziale Graziano Caria, Giudice Domenico Parisi, D. Giacinto Cauzzi, come anche nel secondo capo gli atti esistono nella Sopraintendenza in Napoli, e la copia in Regia Udienza, e si può infornare dalli sudetti testimoni;
circa al terzo caso si posso esaminare li coloni, che li fa Frà Nicola Caparrotta secolarizzato ed è Procuratore della Cassa Sagra:
Frà Nicola stesso,li deputati all’annona di Francavilla mastro Bruno Prestigiacomo, Gregorio Fiorenza, Antonio Di Bretto, mastro Giuseppe Lombardo, mastro Antonino Lombardo, mastro Vincenzo Lo Iacono, ed altri;
circa al quarto capo delli bovi, e sopra l’affare del cavallo e circa il quinto capo riguardo al giardino degli agrumi e alli danni degli altri stabili si esaminano li testimoni:
D. Giacinto Cauzzi, Giuseppe Bonello, Magnifico Foca Aracri, Vito Praganò, Domenico Rondinello Bianco, Magnifico Foca Rondinello, Giuseppe Giampà Cicala, Foca Rondinello Ricotto, Michele Ciliberto ed altri.
Vorrò rilevarvi dal peso di chiamare tanti testimoni per il detto appuntamento, sicome io ricorrente Rosario Sgalera simile ricorso feci.
Firma Rosario Sgalera.
A S.E. il Gov.re Pignatelli e da questi ne fu incompenzato il sig. Capitano D. Giovanni Dama che appurò tutto tutto con li testimoni, e però si può chiamare detti atti che sono in potere del Segretario D. Giovanni Antonio Ammirà.
Visto Firma Cap. Don Giovanni DAMA
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