Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
Molto probabilmente il carnevale è figlio di antiche feste religiose pagane, nelle quali si usavano delle maschere con lo scopo di tenere lontani gli spiriti maligni.
Nell’antica Roma erano i Baccanali e i Saturnali un periodo a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno durante il quale mascherandosi si poteva fare tutto ciò che non sarebbe stato lecito in altri periodi.
Con l’avvento del Cristianesimo queste feste persero il loro valore religioso e sopravvissero come feste in cui tutti si potessero divertire. Con il Rinascimento il Carnevale si cominciò a festeggiarlo anche nelle corti con balli, sfilate di carri allegorici e travestimenti.
Il nome "Carnevale" dovrebbe derivare dal latino medievale che vuol dire "Carne levar", cioè "togliere la carne", in questo caso toglierla dall’alimentazione quotidiana. Tutto ciò per rispettare il divieto imposto dalla chiesa cattolica che era quello di non mangiare carne nei quaranta giorni prima della Pasqua, ossia durante la Quaresima. La data dello svolgimento della festa dipende dalle diverse località e va da Capodanno all'Epifania, o alla Candelora (inizio febbraio) e culminano, il martedì o giovedì grasso, prima delle Ceneri.
In alcuni paesi della Calabria si lavavano i piatti con "a lissia" per essere certi di togliere tutto l’eventuale grasso e si rinchiudevano perfino i gatti per evitare che si "cammerassero".
Di questa festa oggi rimane solo la sua parte ludica e consumistica.
Non si ricorda più neanche che in fondo questa festa rappresenta il passaggio dall’inverno alla primavera, prima della Quaresima, momento dedicato alla penitenza, per prepararsi alla Pasqua. Un noto proverbio infatti recita " Dopu a Candalora do viernu simu fora".
Quanti coriandoli per terra, non basta una giornata di lavoro degli addetti alla nettezza urbana per raccoglierli, e che bei costumi per grandi e piccini, tutti ben rifiniti per i primi, che imitano i personaggi più in voga della televisione per i secondi.
Noi della mia generazione cresciuti a Francavilla quando si avvicinava il Carnevale i coriandoli ce li dovevamo fare da soli. Usavamo la carta che trovavamo (oggi si direbbe riciclata) e armati di pazienza e di un paio di forbici la tagliuzzavamo. In quei giorni cercavamo giornali, riviste, carte colorate e i nostri coriandoli proprio perché ottenuti con tanta fatica, ma anche con tanto divertimento, non si potevano sprecare e venivano usati con grande parsimonia.
Anche i nostri costumi erano molto "caserecci", infatti non potendoli comprare ognuno di noi cercava di trovare la maniera di travestirsi in modo originale e senza spendere una lira. Un paio di pantaloni normali e una normalissima giacca diventavano, grazie a dei pezzi di stoffa tagliata a strisce e appuntati lungo i lati dei primi e lungo le maniche della seconda un vestito da cowboy. Per fare la fondina per la pistola si rimediava un pezzo di cartone e una volta ritagliato nella forma dovuta si colorava e ci si cuciva sopra una striscia di plastica di quella che si usa ancora per fare le tovaglie. Si concludeva il lavoro attaccando anche a quest’ultima delle strisce e il gioco era fatto. Ci sentivamo tutti Tex Willer.
Erano molti i ragazzi che indossavano un semplice vestito da donna. Per renderli più somiglianti si gonfiavano i "minni" con degli stracci e si truccavano le labbra. Non era difficile trovare paia di scarpe con il tacco e una borsa per completare il lavoro. Ovviamente erano anche molte le ragazze che si mascheravano da uomini utilizzando gli abiti dei fratelli o dei parenti. Erano molti anche coloro che si travestivano da sposi.
L’unica cosa che quasi tutti compravamo era una maschera. Una maschera di cartone leggero che costava poche lire sulla quale era stampata una espressione e che ai lati aveva degli elastici per fissarla alle orecchie. Che dolore. Successivamente si usavano quelle di colore nero e che coprivano solo gli occhi e si fissava dietro la testa. Ovviamente coprendo la maschere solo gli occhi tutti si "facevano crescere i baffi".
A volte si facevano dei cortei spontanei e si girava tutto il paese.
La cosa che a noi ragazzi piaceva di più era quella di andare a casa dei francavillesi per farci vedere e verificare se saremmo stati riconosciuti. Durante queste visite inscenavamo la parte che ci eravamo preparati e in cambio ricevevamo del vino e dei dolci, i gravioli fatti con il vin cotto, nacatuli, chiacchere o pezzettini di pignolata. La Pignolata è composta da delle piccole palline di pasta dolce, fritte in olio di oliva e tenute insieme tra di loro dal miele.
Il mercoledì grasso un corteo per tutto il paese fatto da persone che fingendo di piangere dicevano "Carnalavaru muortu non da mangi jjhu carna e puorcu" accompagnava una bara dentro la quale era posto un fantoccio vestito di nero. Arrivato in piazza quest’ultimo si bruciava. Finiva così il Carnevale e ci si preparava alla Pasqua e alle semine che avrebbero garantito la sopravvivenza.
Le foto a colori sono state gentilmente concesse dal geom. Ruggero Limardi e si riferiscono al Carnevale del 2006.
La foto in bianco e nero è del 1959. I vestiti di carta che indossavamo erano stati realizzati da noi bambini all'asilo.
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