A Pirri
A pirri

Il gioco della "pirri "insieme al gioco del pallone e al gioco "liberatu " era sicuramente tra quelli più preferiti da noi ragazzi.

Bastava poco per passare intere ore, e a volte giornate, in modo piacevole. La trottola di legno (a pirri) che era stata dotata di una punta seria quella " e forgiauru " e una corda con cui poterla tirare (u lazzu) per farla rotolare.

Una volta che si imparava a farla ruotare era un piacere giocare. Riuscire a far girare la trattola era una soddisfazione, tirandola prima a "tiralazzu " , poi come si conveniva che un esperto facesse, lanciandola e quindi bisognava imparare a lanciarla con la punta rivolta verso l’alto. Infine toccava imparare a farla salire sulla mano facendola passare tra le due dita indice e anulare.

Per renderla più bella si colorava la testa della trottola con colori diversi, così come si coloravano le scanalature necessarie per arrotolare la corda. Vederla girare sulla mano con quei colori era veramente molto bello.

Il gioco non si limitava a far rotolare la trottola ma nell’organizzare delle sfide che prevedevano di riuscire a portare la trattola di colui che la conta stabiliva inizialmente ed eventualmente di chi sbagliava durante il gioco ad una meta prestabilita.

A turno i giocatori lanciavano la loro trottola e dopo averla fatta rotolare e presa sulla mano dovevano dare con questa delle botte alla trottola per terra con l’intento di spingerla verso la meta. Chi non riusciva a toccare la trottola per terra veniva penalizzato e doveva essere lui a mettercela.

Alla trottola che toccava il traguardo gli altri giocatori colpendo con grande forza con la punta della propria trottola facevano tanti buchi quanti erano stati prestabiliti , "cacuni ", con l’intento di spaccarla.

 

 

 

 

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