Francavilla Angitola - Il Paese del Drago
LA CONSEGNA DELLA DOTE
La consegna della dote era un rito che si svolgeva nella settimana che precedeva il giorno delle nozze.
In casa della sposa veniva allestita l’esposizione del corredo; tutti i ripiani erano adatti per esibire in bella mostra: lenzuola, cuscini, coperte, asciugamani, tovaglie, strofinacci, camicie, sottane, piatti, bicchieri, pentole e tutto ciò che serviva per arredare e riempire la casa dove gli sposi sarebbero andati ad abitare.
La mamma della sposa, dopo aver invitato vicini di casa e parenti, mostrava alla consuocera quanto di bello e di buono dava in dote alla figlia.
La suocera guardava, ammirava, si informava, si complimentava per tutto ciò che era esposto, e talvolta criticava, lamentandosi se mancava qualcosa.
Dopo questa prima fase si procedeva a sistemare il tutto nei tiretti del comò e della credenza, prelevati dal mobilio della casa dei futuri sposi; si utilizzavano varie ceste di vimini, ovvero “a cofiniedha”, “u cipasturi”, “a taχarotta”, una o più “casce”, la màdia e quant’altro poteva servire per trasportare la dote, avendo cura di mettere in bella mostra i ricami e i merletti sovente eseguiti dalla stessa sposa o dalla madre.
Una volta sistemato tutto per bene si usciva dalla casa della sposa per recarsi alla casa dei futuri sposi portando in testa tutta la dote.
Questo compito era affidato esclusivamente alle donne, che si sistemavano sulla testa “na curuna” (strofinaccio piegato e rigirato a mo’ di corona), su cui posavano ogni pezzo della dote; queste portatrici, fiere e altere, aprivano la sfilata. Il corteo, in fila indiana, si snodava per le vie del paese; procedevano avanti le donne con le cose più importanti, per poi scalare man mano con le cose di uso domestico meno importanti sì, ma di grande utilità come: la màdia per fare il pane, la caldaia di rame (una o più di una di varie grandezze), trìpodi, “a grasta ‘e spàndara” ossia un grande contenitore di coccio per il bucato, il braciere, la paletta per il fuoco e quant’altro poteva servire per la vita a due, e quanto la mamma della sposa aveva potuto fare per la propria figlia.
Il corteo era allietato dalle grida festose dei ragazzini; dai balconi si lanciavano fiori per augurare abbondanza e felicità, dalle porte uscivano grandi e piccini per guardare e per augurare buona fortuna.
Arrivate alla casa che gli sposi avrebbero abitato, amiche e parenti, che avevano portato la dote, sistemavano tutto mentre le consuocere preparavano il letto nuziale con la biancheria più bella.
Si offrivano dolci e liquori, prima e dopo la consegna della dote.
NOTE DI COSTUME
Preparare la dote era cosa di grande apprensione per le mamme che avevano figlie femmine. Si cominciava dai primi anni di vita; i mezzi economici sovente erano ristretti e bisognava procedere poco alla volta, e poi anche perché una buona dote avrebbe facilitato “trovare marito”.
La mamme, quando avevano qualche soldo risparmiato con il lavoro nei campi, allora diffusissimo, si affrettavano a scendere a Pizzo per comprare “’a pintinella”, ossia matasse di filo di cotone che servivano a preparare l’ordito dei telai da cui si sarebbe realizzato il corredo della sposa: lenzuola, cuscini, tovaglie, camicie e anche coperte.
C’erano vari telai a Francavilla; alcune donne sapevano tessere e venivamo chiamate “maistri ‘e tilaru” ovvero maestre tessitrici. Molto belli erano i lavori che riuscivano a fare.
Le persone più abbienti realizzavano capi di corredo in lino e in seta; era infatti praticata in alcune terre di Francavilla la coltura della pianta del lino ed era anche diffuso l’allevamento del baco da seta.
Ricordo ancora l’impareggiabile spettacolo dei campi azzurri di lino fiorito, sfiorato dalla brezza del vento.
Ricordo ancora le grandi scorpacciate di more di gelso, le cui fronde erano il nutrimento dei bachi.
Altra nota da ricordare è che non sempre i rapporti tra le consuocere erano idilliaci; sovente c’erano liti per il numero dei capi del corredo o per i pezzi dell’arredo.
Non di rado il fidanzamento si scioglieva se la dote non era sufficiente.
Grande era l’apprensione della mamma se le figlie erano numerose e i mezzi economici esigui.
I ruoli delle consuocere erano distinti: alla mamma dello sposo toccava provvedere all’abito della sposa e alla casa; alla mamma della sposa toccava l’arredo della casa, biancheria e suppellettili, e talvolta, quando era possibile, aggiungere anche una somma di denaro.
PEZZI DEL CORREDO
'A CASCIA - CASSAPANCA
TIRETTI
I LENZOLA PE' SUPRA - LENZUOLA RICAMATE PER SOPRA
I LENZOLA PE' SUTTA - LENZUOLA RICAMATE PER SOTTO
'U CUMMOGGHIA MATARAZZI - LENZUOLO PESANTE COPRI-MATERASSO
CUSCINI
ASCIUGAMANI
COPERTE: 'A MANTA; 'A CUVERTA 'E LANA; 'A SCINIGLIA; 'A CUVERTA JANCA; 'A CUVERTA A MATTUNIEDHU; 'A CUVERTA GIALLA
SERVIETTI O STUVAJUCCHI - TOVAGLIOLI
I CURUNI - STROFINACCI
TOVAGLIE DA TAVOLA
TOVAGLIE PER IL PANE
I SACCHI 'E MULINU
I TRUSCI
CAMICIA DA NOTTE
SOTTOVESTE
BIANCHERIA PERSONALE
CODDARA
TRIPUODI
BAGANIEDHI = PENTOLE
FRESSURI = PADELLE
PIATTI E BICCHIERI
POSATE E COLTELLI VARI
BRACIERE - ROTA 'E BRASCIERI
MAJIDHA = MADIA
CIPASTURI = PORTAPANE
COFINIEDHI = CESTE
CIARNIGGHIU = CRIVELLO grande e piccolo
'U GRAMUONI = CRIVELLO DI FERRO
SPIEDO
PALETTA
'A VOZZA 'E CORDUNI = BROCCA GRANDE
'A VOZZA = BROCCA MEDIA O MEZZANA
'U VOZZARIEDHU = BROCCA PICCOLA
'A GIARRA PE L'UOGGHIU
'U SPECCHIJU
'U PISCIATURI = VASO DA NOTTE
MACCATURI
PIGNATE
FUSO
CONOCCHIA
'A SAKKAHURAFA = GRANDE AGO PER SACCHI E MATERASSI
Prof.ssa Ida De Caria
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